Istanbul ha una storia prestigiosa. Entrò sulla scena mondiale nel 330 d.C., quando l’imperatore romano Costantino scelse un piccolo porto di pescatori greco, chiamato Bisanzio, come sua nuova capitale. La sua Nuova Roma. Lo avrebbe chiamato Costantinopoli ed era più di una semplice nuova capitale per un impero romano. Dopo la conversione di Costantino, divenne il centro della cristianità.
Ma questo impero cristiano romano era continuamente minacciato dalle forze dell’est. Prima dai Persiani, poi dagli Arabi. Infine, nel 1453, furono i turchi ottomani a irrompere attraverso le mura della città, catturando l’ultima cittadella dell’antichità classica. Dopo 1.200 anni di governo di Costantinopoli, l’ultimo imperatore romano cadde e i cavalieri ottomani delle pianure anatoliche marciarono in città per costruire un nuovo impero.
In occidente, questa storia viene raccontata come la fine della modernità. Nel museo Panorama 1453 ad Istanbul, accanto ai resti delle antiche mura romane, la storia è raccontata come un trionfo sulla brutalità.
Ma questi cavalieri non stavano solo costruendo un nuovo impero, ma affermavano di agire come califfi, comandanti dei fedeli, successori del profeta Maometto e sovrani dell’intero mondo musulmano. L’impero cristiano romano era scomparso per sempre e un califfato islamico ottomano aveva preso il suo posto. Aya Sofya, la struttura che definisce il cristianesimo a Istanbul, è stata convertita in una moschea. Fu aggiunta una nicchia di preghiera e alle pareti furono appesi medaglioni con iscrizioni in arabo di Allah e dei primi califfi.
Il palazzo che aveva ospitato i Cesari divenne il Palazzo Topkapi, sede dei sultani imperiali ottomani. Da questo palazzo di cortili ombreggiati, magnifici mosaici e fontane scroscianti, hanno supervisionato un impero che era il più grande della terra, che si estendeva dall’Iraq ai Balcani.
Il Califfato si aggrappava ancora alla grandezza di Costantinopoli, ma ora il popolo era turco e Istanbul stava diventando il nome comune.
Ma nel 19esimo secolo, l’Europa stava oramai diventando una potenza economica con grandi mire su terre straniere. I sultani ottomani, invece di voltare le spalle agli europei, cercarono di diventare come loro. Lasciarono il tradizionale Topkapı mediorientale e costruirono il magnifico Palazzo Dolmabahçe, ostentando la loro ricchezza nello stile barocco europeo fatto di grandi scale, dipinti antichi e soffitti dorati.
Dopo la prima guerra mondiale, Il generale Atatürk, un eroe di guerra, raccolse le ceneri della sconfitta turca in guerra, sciolse il Califfato e fece della religione una questione privata. Voltò le spalle al passato religioso e imperiale di Costantinopoli, la ribattezzò ufficialmente Istanbul e trasferì la capitale ad Ankara. Una nuova capitale per un nuovo stato laico turco. E quel grande simbolo di Costantinopoli, l‘Aya Sofya, non più una cattedrale, né una moschea, è stato trasformato in un museo in modo che i suoi tesori potessero essere goduti da tutti. Nell’odierna Istanbul l’antica capitale si trova ancora sulla collina, le sue moschee, chiese e palazzi ne proclamano il patrimonio e sono un ricordo del suo magnifico passato. Ma dall’altra parte dell’acqua rispetto all’antica capitale, si trovano i vivaci quartieri di Beyoğlu, Karaköy e Kadıköy, che definiscono il moderno stato turco sognato da Atatürk.
a cura di Liliana Carla Bettini di
Time Travel Dream
Foto di Yasir Gürbüz