La notizia del giovane 17enne che nella serata di sabato sera è stato accoltellato in pieno centro a Reggio Calabria ha destabilizzato l’ambiente con la popolazione che cerca risposte. Attraverso un lungo posto pubblicato sul proprio profilo, anche Giuseppe Falcomatà ha detto la sua:
Sabato scorso, a Piazza Camagna, un nostro concittadino di diciassette anni è stato accoltellato dopo essere stato colpito alla testa con un casco da motociclista.Sabato sera, in pieno centro, di fatto sul Corso Garibaldi. Nella nostra città.Sabato sera, quando tutti i reggini si riversano nel loro “salotto buono”, un ragazzo veniva accoltellato.Accoltellato.Fissiamole bene le immagini che ci richiamano queste parole perché ci stiamo abituando sempre di più a vedere tutto come qualcosa di scontato, qualcosa che non sorprende, qualcosa che “può succedere”. Chiamiamo le cose in modo sbagliato e, quindi, diamo loro un peso sbagliato o sicuramente diverso da quello che dovrebbero avere.E così, se parliamo di “emergenza educativa”, è più comodo rispondere che si tratta di “giovani dediti alla preservazione delle nostre tradizioni”.Se evidenziamo che la violenza fra gli adolescenti è sempre più in crescita la risposta di “conforto” è che quello delle risse in piazza è un fenomeno nazionale.No, non si può rimanere indifferenti rispetto ad un episodio così grave o, cosa peggiore, nascondersi comodamente nell’ignavia.Il dramma che sta vivendo quel ragazzo, cui va il pieno e totale sostegno con l’augurio di una pronta guarigione, è il dramma di tutti; non solo suo o della sua famiglia.Una comunità civile non può e non deve registrare una notizia simile con un silente senso d’impotenza; non può e non deve abituarsi a centinaia di adolescenti che, da anni, saltano la scuola più volte durante la settimana per ritrovarsi nelle più importanti piazze cittadine a bere alcolici emulando pratiche e ritualità proprie dei codici malavitosi e di “onorata società”.“Fare la morale” è troppo facile per lavarsela questa nostra coscienza, ma chi pensa di risolvere tutto con un “fate i bravi” o, peggio ancora, con il facile giudizio di “cattivi” da incollare addosso allora si sta continuando a sbagliare di grosso.Mi auguro intanto che si convochi immediatamente un “Comitato Ordine e Sicurezza” in Prefettura e che gli attori principali delle attività educative, dalla famiglia alle associazioni passando per la scuola e la Chiesa, continuino nel loro prezioso e faticoso lavoro di costruzione di una “comunità educante”.L’appello più grande, però, vorrei rivolgerlo proprio alle ragazze e ai ragazzi della nostra città: mi piacerebbe vedervi scendere in piazza, come tante volte vi ho visto fare in questi anni e come altri vostri coetanei stanno facendo in questi giorni, come gli studenti di Castrolibero o di Roma. Ecco forse questo, più di tutto il resto, farebbe davvero la differenza.Qui stiamo perdendo tutti e questo drammatico episodio è una “coltellata” a tutta la comunità civile; una ferita che non guarisce da sola.