In crescita i dati sull’emigrazione dal Sud Italia verso il Nord. In crescita anche il numero di giovani che vanno all’estero
Negli ultimi dieci anni sono stati circa 1 milione 140mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord e circa 619mila quelli sulla rotta inversa. E’quanto emerge in un bilancio dell’Istituto Nazionale di Statistica. Nella differenza tra uscite ed entrate si è si registra una perdita di 521mila residenti che, in termini di popolazione, equivale alla perdita di un’intera regione come la Basilicata. Nel 2019, la significativa variazione in aumento dei movimenti tra regioni diverse (379mila, +14%) si riflette anche nel consistente incremento di spostamenti che hanno come origine il Mezzogiorno e come destinazione il Centro-nord: un trasferimento interregionale su tre riguarda questa direttrice. La regione del Mezzogiorno da cui partono più emigrati è la Campania (29%), seguita da Sicilia (25%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha invece in Calabria: oltre nove residenti per mille lasciano la regione per trasferirsi al Centro-nord. Tassi sopra il 7 per mille si registrano per Basilicata e Molise. La regione verso cui si dirigono prevalentemente questi flussi è, in termini assoluti, la Lombardia (29%) ma, in termini relativi, l’Emilia-Romagna è quella che li attrae di più (5 trasferimenti dal Mezzogiorno per mille residenti).
Salgono a oltre 300mila i giovani italiani che sono andati all’estero con un aumento del +33% in cinque anni. E’ quanto emerge da una analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su dati Istat sulle cancellazioni anagrafiche dei residenti per i connazionali fra i 18 e i 39 anni che hanno deciso di lasciarsi alle spalle il Belpaese fra il 2015 e il 2019. “Una situazione preoccupante che rovescia dinamiche del passato quando gli emigrati partivano soprattutto dal Mezzogiorno mentre stavolta – evidenzia Uecoop – è il Nord a guidare la classifica delle fughe con 59mila partenze contro le 43mila dal Sud e le 19mila dal Centro secondo l’ultimo report Istat relativo al 2019. E’ necessario fermare la fuga dei cervelli dall’Italia che perde risorse umane a favore di altri Paesi come la Germania, la Francia, gli Stati Uniti o l’Australia e la situazione economica instabile causata dall’emergenza Covid non farà che aumentare la pressione su chi sta pensando di mollare tutto per trovare fortuna e prospettive all’estero. In questo contesto il sistema cooperativo con quasi 80mila realtà a livello nazionale e oltre un milione di addetti rappresenta un importante ‘ammortizzatore’ occupazionale con il 66% degli addetti che ha un diploma di scuola secondaria mentre più del 15% è laureato, con una incidenza trasversale su più settori: dall’edilizia alla sanità, dall’informatica all’agricoltura, dalla logistica al terziario avanzato. Si tratta di lavoratori concentrati soprattutto nella fascia d’età fra i 30 e i 49 anni (58,5%) mentre il 13,1% ha un’età compresa tra 15 e 29 anni e più di un quarto ha oltre 50 anni. Quasi 8 addetti su 10 (78%) hanno un contratto a tempo indeterminato, importante condizione per favorire la stabilità sociale e famigliare”.