La chiusura delle scuole da parte di De Luca interrompe la Conferenza Stato-Regioni
E’ previsto tra stasera e domani un ulteriore confronto tra Stato-Regioni per fare il punto sull’attuale situazione dei contagi in Italia e valutare ulteriori misure. Dopo il punto con le Regioni si terrà una riunione del Governo per discutere sul da farsi. Intanto la fuga in avanti di De Luca che ieri ha chiuso le scuole per tutto il mese di ottobre scuote la conferenza. Si temono infatti fughe in avanti anche di altri governatori che hanno il potere di emanare misure più restrittive. Tra i primi proprio la Lombardia che detiene anche oggi il primato per numero di nuovi positivi e circa l’8% su scala nazionale.
IL MINISTRO. “Tutti i presidenti hanno autonomia di fare ordinanze più restrittive nelle modalità che ritengono”, premette. “Ma, se abbiamo condiviso che i due pilastri che dobbiamo tutelare sono scuola e lavoro e le ordinanze incidono su quegli ambiti, sarebbe opportuno un raccordo tra governo e regioni”. Parole che suonano come una frecciata al presidente De Luca. “Su scuola e lavoro”, insiste il ministro “ci sono già protocolli condivisi che stanno funzionando bene, non ci sono particolari focolai ma se, in questo caso, il presidente della Regione Campania ha deciso di emanare una sua ordinanza si assume la responsabilità degli effetti. Noi siamo sempre stati al fianco di tutte le Regioni con materiali, ventilatori e risorse”. A dimostrarlo ci sono i numeri contenuti nella relazione che il commissario straordinario, Domenico Arcuri ha portato al tavolo con i governatori. Una informativa nella quale non risparmia stoccate, come quando invita ad attivare i 1.600 posti di terapia intensiva messi a disposizione dal governo: “In questi mesi alle Regioni abbiamo inviato 3059 ventilatori polmonari per le terapie intensive, 1429 per le subintensive; prima del Covid le terapie intensive erano 5179, abbiamo attivato fino a 9463 posti, ora risultano attive 6628, dovevamo averne altri 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive; chiederei alle regioni di attivarle”. Non solo: “Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori”. Quindi, fin quando le Regioni non avranno attivato i posti già messi a disposizione, non verranno distribuiti altri ventilatori.