Classe 2000, la generazione Z, eppure per professione è il primo baluardo ed il primo nome della formazione. Alessandro Plizzari da Crema a Reggio Calabria, per dimostrare che il futuro è nelle sue mani, e a quanto pare deve averla pensata cosi anche Mimmo Toscano, non è di certo un dettaglio, che gli ha affidato la porta della Reggina all’esordio stagionale, in trasferta, pur avendo in rosa un portiere esperto (e vincente) come Enrico Guarna.
A Salerno, la prestazione dell’estremo difensore amaranto e della Nazionale Under 21 non è dispiaciuta, anzi, ma a tenere banco è la discussione sulle sue responsabilità in occasione del gol di Casasola, giunto dopo nemmeno un giro di lancette dal vantaggio griffato JM7. A nostro giudizio quel tiro, o per meglio dire “cross sbagliato”, sarebbe stato imparabile anche per i vari Neuer e Buffon. Il ruolo del portiere dai tempi di Zoff, e successivamente dalla cancellazione della presa con le mani su retropassaggio volontario, fino ai giorni nostri dove si richiede al portiere di essere il primo regista della squadra, ha portato ad un avanzamento dello stesso, e, forse, soltanto in vecchi filmati dell’ Istituto Luce potremmo ancora vedere un portiere statico, quasi ingessato, sulla linea di porta, cosa che oggi è inammissibile per tattica di base e scuola calcio dei portieri.
Nello specifico, Plizzari, come ogni interprete del ruolo, sulle azioni che si sviluppano lateralmente deve prima controllare la propria area, fare una fotografia con lo sguardo e ipotizzarne un’altra “negativa” su come possa svilupparsi nelle posizioni rispetto agli avversari e agli stessi compagni, ed ecco quindi che deve necessariamente scegliere di occupare una zona avanzata rispetto alla porta per potersi trovare in vantaggio sull’uscita alta. Il pallone di Casasola voleva essere un cross per gli attaccanti e vuoi l’errore nel calcio, troppa forza, vuoi forse una folata di vento e una gran dose di fortuna, il prodotto è il “gollonzo del sabato” (o della domenica). Per poter parare quel pallone necessità un piccolo sgabello posto proprio sotto al “7” ed allora sì che sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma questo sarebbe un altro sport immaginario, non calcio vero.
Nel complesso, appurato che non è sua responsabilità il gol incassato per l’1-1 finale, l’esordio è più che positivo, elogiamo soprattutto una caratteristica che da anni non si vedeva in un portiere della Reggina, la sicurezza nelle uscite e quella che, alla lunga, può trasmettere all’intera retroguardia.
La Cassazione del Calcio dichiara l’imputato non colpevole!
Daniele Vigilante