Castellammare di Stabia. Si chiamava Tullio Verdoliva, detto ‘o canadese, il ragazzo morto la scorsa notte in seguito ad un incidente avvenuto lungo l’ autostrada A3 all’ altezza dell’ uscita di Torre Annunziata.
La vittima aveva imboccato l’ingresso autostradale contromano, scontrandosi poi con un’automobile e morendo sul colpo. Il suo corpo, a seguito dell’impatto con il guard rail, è stato tranciato in tre pezzi. Il conducente dell’ automobile, invece, è riuscito ad uscire dall’abitacolo prima che le fiamme avvolgessero il veicolo ed attualmente è ricoverato in ospedale ma non risulta essere tuttavia in pericolo di vita. Un suo amico di vecchia data ha voluto ricordarlo così:
“(Il testo comincia con un’espressione piuttosto forte ndr) Mannaggia a’morte!!! Cosa lascerai in questo mondo? “Nu guaglione che nu stev bbuon ca cap…
Non ci sto. Come ogni morte tragica di ragazzi caduti in incidenti si nasconde una verità che fa male perché è scomoda. Forse sono tra i pochi che ha raccolto negli anni addietro la tua sofferenza e l’incapacità di uscire dalla palude della droga. Quando raccontavi che i ‘mostri si erano svegliati e non ti lasciavano in pace….eh già!!! Sono proprio quei mostri che abitano le paludi del nostro inconscio: sono eccitanti, allucinogeni, dissociativi.
Sono loro che ti hanno ucciso. Tu non sei che un povero ragazzo incompreso perché non capito fino in fondo, perché solo, solo con il tuo dolore. Crack, cocaina, alcol, una pasticca, un acido, un funghetto, un francobollo possono rappresentare, per ignari ragazzi, un biglietto di sola andata. Come è successo a te. Non sempre le lesioni al cervello procurate da queste sostanze sono visibili, e non sempre i sintomi psichiatrici sono reversibili. Non sempre le cure sono efficaci.
Ti chiediamo ancora perdono se ora ancora non riusciamo a capire il tuo dramma che ancora si riversa sulla strada. Ancora. Come vorrei che la tua tragedia fosse letta per quella che è. Come vorrei che tanti ragazzi capissero che con le droghe oggi è un viaggio senza ritorno.
Caro amico, anzi, cari amici “sventurati”, ragazza o ragazzo che ti trovi davanti all’offerta di una pillola colorata o di una bustina che promette un’ora di technotrance e di sballo: tu, che non sei folle, sarai costretto a coabitare con la follia artificiale scatenata nel tuo cervello da una sostanza ignota e apparentemente innocente. Giorni, notti, sogni, affetti, amori, lavoro, famiglia: destinato a diventare spettatore, inerme e solo, di un drago evocato per un’ora e che divorerà invece intera la tua vita. Non potrai tornare indietro. Fermati, ti prego. Fallo per te.”
di Emilio D’Averio
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