Aurelio De Laurentiis è un presidente che nulla fa per farsi amare. Diverse sono le frasi infelici pronunciate nella sua avventura al comando del Napoli. Battute e offese assolutamente condannabili, giustamente. Dal punto di vista calcistico però le ragioni pendono quasi tutte a suo favore ma ciò nonostante piovono critiche da ogni parte.
Innegabile che il Napoli ad oggi sia tra le big d’Italia e che nell’afosa estate 2019 sia tra le assolute protagoniste del mercato con colpi ed obiettivi che qualche anno fa si faceva addirittura fatica a pensare. I mugugni sono iniziati appena il giorno dopo la fine del campionato, quando a firmare il contratto con i partenopei era toccato al poco pubblicizzato Di Lorenzo proveniente dall’Empoli: “Ma chi è?”, “Acquistiamo solo dalle piccole come Empoli e Udinese”, “Non fa fare il salto di qualità, meglio Hysaj” sono solo una minima parte dei commenti pubblicati sui social network. Parentesi, Giovanni Di Lorenzo è stato tra i migliori terzini della passata serie A, perché non attendere di vederlo all’opera prima di emettere sentenze? L’entusiasmo è poi salito alle stelle quando a legarsi al Napoli è stato Kostas Manolas ex Roma. Il forte difensore andrà a formare una stratosferica difesa assieme a Kalidou Koulibaly, probabilmente il centrale più forte in circolazione. E non finisce qui. La dirigenza partenopea è infatti ora orientata a regalare a Carlo Ancelotti James Rodriguez. Un trequartista di indubbie qualità tecniche, classe da vendere, mago degli assist che Carlo Ancelotti ben conosce avendolo avuto alle sue dipendenze al Real Madrid e al Bayern Monaco (non proprio le ultime squadre d’Europa). L’estate dei sogni per qualcuno è vista come la stagione della pioggia e si cerca in ogni modo di screditare l’operato della società: c’è chi, in fondo, spera che la trattativa salti per servirsi di un motivo per puntare il dito, ma più le voci di un arrivo imminente insistono, più James diventa all’improvviso un brocco, un “calciatore finito” o ancora “vive di rendita dal mondiale 2014”. Un anno fa non bastò la firma di un top manager come Carlo Ancelotti, visto da qualcuno come “sazio, arrivato a Napoli per la pensione” e da meritare addirittura l’esonero dopo la sconfitta contro il Milan. Basterebbe guardare leggermente aldilà del proprio naso per vedere davvero la realtà. Non basterebbe forse neanche Messi, Neymar, Mbappè o Cristiano Ronaldo a placare la frustrazione di coloro che inneggiano al fallimento, esprimendo critiche anche dov’è queste non hanno luogo d’esistere. “Il calcio è un gioco stupido per persone intelligenti” disse Max Allegri: forse non aveva torto. CLICCA QUI E METTI MI PIACE ALLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK