Tutte le grandi imprese, in ogni settore, si costruiscono dal basso, dopo tanti anni di lavoro e delusioni. Questa è la storia di un uomo che non ha mai mollato nulla nella sua vita, sempre a combattere contro le difficoltà che il fato gli ha riservato. Il suo nome è Salvatore Di Somma, l’uomo delle promozioni natio di Castellamare di Stabia.
La sua caratteristica principale è stata sempre la tenacia, sia in campo che fuori. Nel rettangolo verde ha calcato tanti campi in terra battuta di periferia, prima di arrivare al palcoscenico della serie A, con la maglia dell’Avellino.
E la carriera da giocatore rispecchia a pieno quella da allenatore prima e da dirigente poi.
In panchina non ha avuto, però, grande fortuna. Ha guidato, infatti, sempre formazioni che hanno militato nelle serie inferiori del calcio italiano. Nel 2010 decide di tornare a Castellammare, non da allenatore bensì da direttore responsabile dell’area tecnica.
Il suo lavoro da dirigente è, fin da subito, ottimo. Nella stagione 2010/2011 le Vespe ottengono la promozione in serie B, dopo 60 anni dall’ultima volta. Ed è proprio nella stagione della cadetteria che la carriera di Salvatore Di Somma da direttore sportivo prende una svolta fondamentale.
Infatti, grazie a lui, Castellammare e il calcio italiano hanno conosciuto uomini come Pavoletti, Sau, Falcinelli, Mbakogu, Zito, Parigini e Zampano, tutti calciatori che negli ultimi anni hanno calcato campi importanti tra serie A e Serie B.
Il risultato finale di quella stagione, il nono posto finale in classifica, è merito soprattutto del direttore, capace di costruire una rosa competitiva sfiorando in quell’anno i play off.
L’anno successivo, per i gialloblu le cose non vanno benissimo, ma comunque arriva la salvezza, obiettivo dichiarato ad inizio stagione. A termine del campionato 2012/2013, Di Somma lascia l’incarico di direttore della Juve Stabia.
Da quel momento in poi, a Castellammare le cose sono andate sempre peggio. Sono ormai diversi anni che le Vespe navigano nelle acque tortuose della Lega Pro. E questo dato sottolinea quanto di buono fatto da Di Somma in quegli anni, risultando decisivo nella promozione in serie B.
Dopo l’esperienza nella sua città, riceve il ruolo di responsabile dell’area scouting del Benevento. Qualche tempo dopo diventa direttore sportivo dei Sanniti.
Il suo lavoro è fondamentale anche nel beneventano. La famiglia Vigorito gli consegna in mano le chiavi del Benevento, e nel giro di poco tempo allestisce una squadra importante, raggiungendo la serie B nella stagione 2015/2016. La promozione in cadetteria è la prima per i Giallorossi, ma nell’estate 2016, Di Somma colpisce ancora.
Acquista calciatori importante del calibro di Ceravolo, bomber navigato con tante esperienze in B, giovani come Camporese, Chibsah, Puscas, Cragno, Falco, Venuti. Un mix esplosivo fatto di giovani talenti e gente d’esperienza come capitan Lucioni e il regista Nicolas Viola, acquistato nel mercato invernale e, forse, uno degli uomini più importanti della stagione.
Di Somma, oltre i tanti acquisti effettuati, ha portato al Benevento, un altro uomo di grande carattere e spessore umano come Marco Baroni.
Le pretese per questa prima volta in serie B non sono altissime. La salvezza è l’obiettivo principale della dirigenza.
Obiettivo raggiunto senza difficoltà e in poco tempo, visto che le vittorie a metà stagione sono tante e i play off alla portata.
A fine campionato il Benevento è quinto. Dopo una grande post season, il Benevento riscrive la storia conquistando la promozione in serie A, la primissima in 88 anni dalla nascita della società.
I meriti vanno, sicuramente, a calciatori e allenatore, ma l’importanza che ha avuto in questi anni e soprattutto in questa stagione Salvatore Di Somma è stata fondamentale. Costruire una rosa del genere è da autentici fenomeni. E Di Somma è un fenomeno, un grande conoscitore di calcio.
Quest’uomo non è mai arrivato in prima pagina su un giornale. Ha, da sempre, amato restare nell’ombra, da vero e proprio leader silenzioso, ma un pò di notorietà non guasta, e almeno per qualche giorno, l’uomo copertina è lui.
Antonio Carlino