Ci sono voluti circa 16 anni per modificare l’intero Messale Romano e questa era la modifica più attesa. Sedici anni di lavoro in cui vescovi ed esperti hanno adattato il testo guardando al profilo teologico, pastorale, stilistico, alla messa a punto della presentazione. In teologia una traduzione non è mai solo una traduzione. Occorrono anni di confronti, studi, discussioni. Così è stato per modificare la traduzione della preghiera più importante del Messale: il Padre Nostro. Quella frase ostica, “non ci indurre in tentazione”, al centro di decenni di dibattiti, lascia il posto a “non abbandonarci alla tentazione”. Il nuovo testo del Padre Nostro, così come il nuovo inizio del Gloria (“pace in Terra agli uomini, amati dal Signore”) sarà sottoposto alla Santa Sede per la ‘confirmatio’ e si dovrà attendere la pubblicazione della terza edizione del Messale Romano. “È un passo avanti sul Concilio – Dice il Presidente della CEI Gualtiero Bassetti – non è solo una traduzione”. Nell’intento dei vescovi, la nuova edizione è occasione per contribuire al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma. Di qui la necessità, espressa nei lavori dell’ultima Assemblea della Cei, di intraprendere un grande impegno formativo.Una formazione destinata ad abbracciare sia i ministri ordinati che i fedeli, decisiva negli itinerari dell’iniziazione cristiana, nei Seminari e nelle proposte di formazione permanente del Clero.Non c’è più spazio per protagonismi individuali o per estetismi fine a se stessi. Si tratta di assumere il criterio che i vescovi definiscono di “nobile semplicità” per riscoprire quanto la celebrazione sia un dono che afferma il primato di Dio nella vita della Chiesa.