Non è semplice coinvolgere e far interessare gli adolescenti a ciò che accade molto lontano da loro. Due giovani musicisti siriani, rifugiati in Francia da circa cinque anni, però pare abbiano raggiunto l’arduo compito di coinvolgere i ragazzini e raccontare, con strumenti diversi, ciò che accade nel modo. Insegnano i ragazzi a rappare connettendoli con il resto del mondo fatto anche di guerre, fame e il dramma dei migranti. Questo progetto è partito tempo fa dalla Normandia e si sta applicando anche, con aspettative maggiori rispetto a quanto previsto, anche in Francia dove alcune scuole, per alcune settimane, hanno accolto rifugiati (giornalisti, musicisti, agricoltori o architetti) provenienti da Iraq, Sudan, Iran, Siria che hanno raccontato le loro storie e la loro cultura. Poi i due rapper, Yaser e Mohamed Jamous, che sono fratelli, hanno chiesto ai ragazzi di mettere in musica queste storie e, con l’ausilio del rap e dell’hip hop, di comporre canzoni sui temi dell’esilio e della libertà d’espressione.
“Gli adolescenti tra i 13 e i 18 anni- dicono Yaser e Mohamed, fuggiti dal loro paese in guerra nel 2013 e che compongono il duo “Refugees of Rap” – non sono interessati a sapere cosa succede nel mondo, perché ci sono i conflitti e perché esiste il problema dei rifugiati. Con la musica, invece ci possiamo connettere all’energia dei ragazzi”.