Il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Parole al miele del ragazzo verso la città e i suoi abitanti: “Dopo un anno e mezzo che ero a Napoli mi sentivo già cittadino napoletano. Oggi io, Kalidou Koulibaly, sono, mi sento, francese, senegalese e napoletano. Quando ho firmato la gente diceva che l’Italia è molto razzista. Io volevo rendermi conto da solo, non volevo ascoltare la gente. Il mio portiere di casa, che si chiama Ciro, mi ha detto “Quando arrivi a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quando parti”. Io gli ho detto “Non ho pianto quando sono arrivato ma se un giorno dovrò andare via, spero il più tardi possibile, è sicuro che piangerò”. Io sono molto felice qui. La gente parla a volte male di Napoli e non sa che cosa sia davvero questa città. Quando non la vivi non puoi sapere che cosa è davvero”. Il centrale ha poi proseguito sul tema razzismo negli stadi che lo hanno visto protagonista: “Mi è capitato di ricevere buu razzisti in altri stadi, non a Napoli. I “buu” mi infastidiscono, non li accetto, perché non sono solo contro di me, per il colore della mia pelle, a volte sono anche contro “i napoletani”, la gente del Sud. Questo mi dispiace molto perché quando sei in un Paese dove tu devi trasmettere un senso di appartenenza e poi fischi contro la gente del Sud, o fai cori razzisti, finisci col contraddirti. Li fanno anche contro Insigne, un fuoriclasse assoluto, forse il migliore giocatore italiano. In alcuni stadi italiani lo fischiano, ma poi in Nazionale come deve essere trattato?” Koulibaly ha poi tracciato le differenze tra i suoi tre tecnici dal quale è stato allenato all’ombra del Vesuvio: “Sono tutti e tre grandi allenatori. Il calcio di Benitez e quello di Ancelotti si somigliano molto come i due mister perché sono allenatori che hanno vinto, allenato grandi squadre e la loro visione del gioco ci sono punti di contatto. Il gioco di Sarri invece era veramente bellissimo. La sua filosofia era concentrata sulla tattica, tutto era previsto con lui. Oggi grazie a lui vedo le partite in modo diverso rispetto a cinque anni fa. Benitez mi ha fatto scoprire il calcio vero, dandomi la possibilità di andare per la prima volta in serie A, un campionato molto importante. Ancelotti, lo conoscono tutti, ha vinto molto, ma quello che mi sorprende di più è l’umiltà che ha ancora e anche la voglia di vincere che non smette di avere. Un uomo veramente perbene e lo ringrazio molto perché mi dà ancora la voglia di andare avanti, di crescere e di far vedere che sono un giocatore sempre più forte. Con lui spero di fare qualcosa di bello perché è uno che dà fiducia a tutti e penso che non si sentirà mai un giocatore parlare male di lui, perché ha grandi valori e trasmette serenità. A mia moglie dico sempre che spero, alla sua età, di essere una persona simile a lui” Il senegalese ha poi dato una sua chiave di lettura in merito alla vittoria dello Scudetto che a Napoli manca ormai da molto: “Vincere è molto difficile ma stiamo provando. Il Napoli forse ti dà alcune cose ma ne toglie anche altre. Perché vinci e ci sono commenti positivi e forse ti rilassi e questo è sbagliato. Come lo è deprimersi per le critiche. L’anno scorso abbiamo fatto qualcosa di veramente bello. Tutti dicevano che facevamo il calcio più spettacolare ma non siamo stati capaci di tenere la testa concentrata per vincere. Forse quest’anno mister Ancelotti ci dà quello mancava l’anno scorso: la mentalità, la voglia di stupire tutti. E poi ci dà un’altra cosa che non so come spiegare: lui ha voglia di vincere. Quando ce ne parla e ci trasmette questa energia veniamo tutti trainati. Abbiamo voglia di vincere. Speriamo di riuscirci quest’anno, abbiamo tante possibilità per farlo”