Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, non usa mezze misure e ci va giù duro dal palco del Festival dello Sport di Trento contro il calcio italiano. «Nove anni all’estero tra Inghilterra, Francia, Spagna, Germania: stadi nuovi e pieni, ma soprattutto rivalità sportiva. Noi siamo rimasti indietro ancora con gli insulti: non è rivalità, ma maleducazione e ignoranza», dice l’allenatore del Napoli raccogliendo il pieno consenso dai tanti presenti in sala.
«A livello tecnico credo che il calcio italiano sia rispettato e competitivo anche se non c’è una grandissima qualità di talenti. Giovani forti stanno venendo fuori, però ho visto una grande differenza ambientale», spiega Ancelotti che condanna con fermezza quanto ancora accade negli stadi italiani dove insulti ed offese contro tifoserie e squadre avversarie sono all’ordine del giorno. Ancora fresco per il tecnico azzurro il bruttissimo ricordo dell’Allianz Stadium, il comportamento becero della curva juventina in occasione del match contro il Napoli del 29 settembre: i cori di discriminazione territoriale contro i napoletani, l’ululato razzista contro Koulibaly, il coro offensivo a livello personale («Un maiale non può allenare»). «Mi hanno dato molto più fastidio i cori contro la città. A quelli contro di me ci sono abituato. Mi consolerò guardando in bacheca la coppa del 2003», disse Ancelotti nel post partita. «Bisogna fare qualcosa. Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità, così come credo Pep a Manchester da tifosi dello United», ha spiegato ieri l’allenatore azzurro. La curva juventina è stata punita dal giudice sportivo con una giornata di stop: la società bianconera ha presentato ricorso respinto dalla Corte sportiva d’appello federale che ha aggravato la sanzione aumentando a due le giornate di chiusura del settore (con sospensione del provvedimento per la seconda partita) e confermando l’ammenda di 10mila euro.