(di Elisa Staiano). “Non ho niente da indossare!” E’ la costante esclamazione che tutti facciamo davanti al guardaroba. Si finisce per comprare capi nuovi che forse metteremo una o due volte. Tutto questo si traduce in accumulo e spreco favorendo lo sfruttamento umano, il danno ambientale come l’aumento dei rifiuti nel mondo. A dirlo è uno studio condotto da Movinga, azienda tedesca specializzata in traslochi, su circa 18 000 famiglie di 20 paesi diversi, ha mostrato che la maggior parte degli individui non ha la percezione di quanto possiede rispetto a quanto utilizza, che si tratti di capi di abbigliamento o di cibo. Lo studio chiede di rispondere alle seguenti domande, che anche noi possiamo porci : “Che percentuale del tuo guardaroba non hai indossato quest’anno? Quanto cibo non è stato consumato ed è diventato rifiuto? Quanti oggetti sono ancora inutilizzati dopo il trasloco più recente?”
Ebbene, i risultati dell’ indagine dicono che l’Italia si trova al 15esimo posto nella classica dei paesi, sottolineando che circa l’80% dei vestiti acquistati non vengono usati e con l’illusione del 53% per abiti che si pensa di aver indossato in un anno. Mentre i russi con una percentuale di illusione del 3%, sono consapevoli di ciò che posseggono e usano rispetto agli svizzeri, considerati più “spreconi” con il 26%. Insomma questi dati dovrebbero spronarci ad acquisire maggior consapevolezza di quello che abbiamo e di conseguenza anche una sorta di responsabilità nei confronti dell’ambiente in cui viviamo per evitare sprechi e inquinamento e perchè no a diminuire la percentuale di individui affetti dalla sindrome da acquisto compulsivo.