“L’uso della carta intestata del ministero per la querela “serve a dire che il governo del cambiamento non tollera il dissenso e il dissenso sara’ oggetto di persecuzione”, ma “Salvini non mi fara’ tacere” e “continuero’ a chiamarlo ‘ministro della malavita’. Dei rapporti Lega-‘ndrangheta non parlo io ma la magistratura che ha dimostrato la presenza di ‘ndranghetisti ai comizi di Salvini”. A dirlo è Roberto Saviano in un’intervista a Repubblica. L’autore di “Gomorra” sottolinea la necessita’ di un’azione collettiva che, precisa, “non serve per difendere me. Saviano e’ la persona da colpire per educare tutti gli altri. Se artisti, scrittori, intellettuali tacciono e’ perche’ hanno paura dei picchetti social, delle allusioni sui loro beni, sulle loro proprieta’. Ma oggi e’ sotto attacco lo stato di diritto. Prima i migranti, poi i rom, poi – avverte – verra’ il turno della liberta’ di espressione. Le liberta’ sono cose che interessano solo le e’lite: questo e’ il messaggio che si vuol far passare. Al popolo che gliene importa? E’ quello che sta accadendo in Turchia con Erdogan. Puo’ capitare anche da noi”. Per Saviano occorre “boicottare le loro menzogne senza paura di essere accusati o di vedere la propria vita messa nelle mani degli haters. E’ un lavoro da fare lentamente senza scorciatoie. Il passato si e’ polverizzato ma non i valori per cui battersi. Ci vuole l’orgoglio non di vincere ma di convincere, recuperando tutte le forze che sono state messe ai margini dalla sinistra italiana. Chi non ne puo’ piu’ delle menzogne perenni – e’ l’invito – deve smentirle dappertutto: a tavola, sui social, in ufficio, in autobus, in palestra. Si puo’ ancora ricostruire qualcosa oltre il livore, contro il governo del risentimento che ha solo bisogno di bersagli”.