Giornata in compagnia di Rafinha Alcantara, nel consueto spazio dedicato alle conoscenze di Drive Inter. Il giocatore brasiliano si racconta all’interno del format di InterTV, raccontandoci aneddoti di vita, hobby, e di come sia nata la sua passione per il calcio. E di un amore, quello per l’Inter, sbocciato sin dal primo momento.
“Ho iniziato a suonarla sei-sette anni fa. Sono un fanatico totale di musica, mi piace tantissimo. I Rolling Stones per me sono i migliori rocker al mondo e l’opportunità di conoscere Mick Jagger è stata magnifica. La lingua italiana? Capisco tutto, ma preferisco parlare in spagnolo – dice il centrocampista nerazzurro –. I miei amici mi chiamano Rafa, la mia famiglia Rafael, un po’ tutti Rafinha. In Brasile è un nome carino, era un’idea che avevo da bambino. Pensavo di cambiarlo, ma ormai mi conoscono tutti come Rafinha”.
GLI INIZI – “Mio padre mi portava al campo, con mio fratello che tirava e io paravo. Lui ci ha installato l’amore per il calcio, vengo da una famiglia di sportivi. Seguendo mio padre, siamo diventati tutti e due giocatori. Il primo ricordo legato al calcio ricordo proprio gli allenamenti di mio papà, mi piaceva guardarlo giocare e ci divertivamo molto. E poi c’è il calcio a 5: a calcio a 11 ho iniziato come portiere, mentre a 5 ho sempre giocato in campo. Mio fratello gioca in una squadra fortissima come il Bayern e siamo tutti molto orgogliosi di lui. La differenza di scelta di Nazionale? Io ho sempre giocato con le varie nazionali spagnoli, ma il mio sogno è sempre stato quello di giocare per il Brasile. La decisione è stata presa col cuore e ne sono orgoglioso”.
L’ITALIA – “Il calcio italiano è conosciuto come molto tattico, in cui si difende bene. Mio papà mi ha spiegato come adattarmi in fretta con una serie di consigli. Io sono sempre stato un centrocampista. Oggi bisogna essere fisici e veloci, ma anche la velocità e l’intelligenza sono molto importanti”.
I SOCIAL – “Li uso poco, ma li uso. Al giorno d’oggi sono un modo per essere in contatto con le persone. La famiglia per me è tutto, la base della vita. E postare foto con i miei è una forma di manifestare affetto. I selfie? Non troppi…”.
ICARDI E L’INTER – “Lo conoscevo da quando eravamo entrambi nella cantare del Barça. Con lui ho legato subito, è il mio compagno di stanza durante i ritiri. E anche con Cancelo, così come con tutti gli altri che parlano spagnolo, ma anche inglese e italiano. Insomma, sono facilitato dal fatto di conoscere tante lingue. Lotteremo fino alla fine per raggiungere la Champions. Mi ha colpito l’affetto dei tifosi verso di me, li ringrazio tanto. E’ meraviglioso sentirsi così amati, è davvero incredibile. Anche in Spagna era così nel Barcellona, ma lì ci ho giocato per tanti anni fin da piccolo. Qui si vive il calcio in una maniera particolare, mi ricorda un po’ il Brasile. Dico che sono stato fortunato ad arrivare in un momento negativo perché ho potuto vedere la reazione dei compagni e dell’ambiente. Siamo un grande spogliatoio. Ho scelto l’Inter per il progetto che mi hanno illustrato. Mi hanno detto di essere interessati nonostante fossi infortunato. Ho visto alcune partite, mi piaceva e ho pensato che la squadra fosse valida”.
SPALLETTI – “Ho sempre detto che mi piacciono le persone dirette, che dicono quello che pensano. Per questo lui mi piace”.
IL CALCIO – “Prima non ci pensavo troppo, ma adesso guardo tanto calcio in tv e, soprattutto, rivedo le mie prestazioni. In questo modo capisco dove sbaglio e dove posso migliorare”.