Questa sera “e vissero tutti feriti e contenti”, un libro di Ettore Zanca, presentato da Francesco Paolo Oreste con la prefazione di Enrico Ruggeri, alle ore 19.00 presso l’aula consiliare del comune di Boscotrecase per il secondo appuntamento della rassegna “un libro in comune”.
L’AUTORE. Ettore Zanca è nato a Palermo nel 1971. Scrive per «Io Gioco Pulito» la redazione sportiva in partnership con «Il fatto quotidiano», ha collaborato con diverse testate online.
Ha scritto: Polvere (2011); Vent’anni (2012), con Daniela Gambino, dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e vincitore del premio speciale per la legalità La torre dell’orologio; Zisa Football Club (2012); Stiamo arrivando (2016); Oltre la linea bianca (2017). Con il racconto Meglio essere Peter Parker ha vinto il concorso letterario “Fame di Parole” della Società italiana di psicologia e criminologia.
Il suo racconto Palermo-Torino, è stato pubblicato dalla edizione domenicale de «La Repubblica».
DESCRIZIONE LIBRO. Un padre e un figlio camminano insieme, mano nella mano. Davanti a loro, all’improvviso, appare un circo. Il direttore invita l’uomo e il bambino ad entrare, ma prima li avverte: non è un circo come tutti gli altri. Dentro il tendone, infatti, si consuma lo show della vita e dove le attrazioni sono i vizi e le virtù del genere umano. Seduti sulle poltrone, padre e figlio si ritrovano ad assistere a un susseguirsi di spettacoli che diventano storie e raccontano di equilibristi e giocolieri che si muovono tra lesioni e speranze. Dodici storie, un unico cammino. I due ne restano travolti, apprendono lezioni importanti, fino al sorprendente finale in cui i vari protagonisti dello spettacolo aiutano il padre, prossimo a compiere un gesto estremo, a ritrovare un filo perduto e forse malamente spezzato della sua esistenza.
Ettore Zanca firma un caleidoscopio di suggestioni e di emozioni, ma soprattutto un viaggio appassionato nella vita, imperfetta come noi, a tratti spiazzante, altre volte commovente, ma che alla fine ti chiede soltanto di alzarti in piedi e di sorridere. Perché la speranza ha sempre un sorriso e va cercata nelle nostre singole sofferenze e preziose diversità.