Sotto l’imponente catena montuosa dell’Appennino meridionale un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Universita’ di Perugia ha scoperto la presenza di magma. I terremoti e gli acquiferi sono dovuti proprio alla presenza del magma che cerca di risalire ad una profondità che varia fra i 15 e i 25 km. I dati raccolti mostrano che i gas rilasciati da questa intrusione di magma sono costituiti prevalentemente da anidride carbonica, arrivata in superficie come gas libero o disciolta negli acquiferi di questa area dell’Appennino. “Questo risultato”, aggiunge Guido Ventura, vulcanologo dell’INGV, “apre nuove strade alla identificazione delle zone di risalita del magma nelle catene montuose e mette in evidenza come tali intrusioni possano generare terremoti con magnitudo significativa. Lo studio della composizione degli acquiferi consente di evidenziarne anche l’anomalia termica. “E’ da escludere che il magma che ha attraversato la crosta nella zona del Matese possa arrivare in superficie formando un vulcano”, aggiunge Giovanni Chiodini, geochimico dell’INGV. “Tuttavia, se l’attuale processo di accumulo di magma nella crosta dovesse continuare non e’ da escludere che, alla scala dei tempi geologici (ossia migliaia di anni), si possa formare una struttura vulcanica”.