Saranno celebrati nella cattedrale di Acerra, i funerali di don Antonio Riboldi, vescovo emerito dalla citta’ dell’hinterland partenopeo, ricordato spesso come il ”vescovo anticamorra” per la sua lotta alla criminalita’ organizzata che lo porto’, negli anni ’80, ad una manifestazione contro la camorra ad Ottaviano, dove guido’ migliaia di giovani nella citta’ di Raffaele Cutolo, boss indiscusso della Nco. Dopo una messa, prevista per martedi’, nel convento dei monaci rosminiani a Stresa, dove il presule si e’ spento in nottata in seguito ad una lunga malattia, la salma di monsignor Riboldi e’ attesa ad Acerra, ed ancora non e’ chiaro se la sepoltura avverra’ all’interno della cattedrale, cosi’ come da desiderio del presule. Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi, che apparteneva all’ordine dei rosminiani, fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno, occupando una sede vacante da 12 anni. Don Riboldi trovo’ una situazione non facile, dovendo ”rianimare la vita ecclesiale e sostenere l’intera comunita’ tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignita’ della persona”. Ma le sue attenzioni si rivolsero soprattutto al contrasto alla camorra, tanto da essere messo sotto scorta. Storica la marcia che negli anni ’80 porto’ migliaia di giovani ad Ottaviano, citta’ del capo indiscusso della Nco, Raffaele Cutolo. ”Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”, gli avrebbe detto sua madre quando le paleso’ i suoi timori. ”In quel momento – disse il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”. Don Riboldi incontro’ anche numerosi criminali in carcere, tra cui lo stesso Cutolo, e al presule sono attribuiti i pentimenti di alcuni ex camorristi. Nonostante la rinuncia all’esercizio episcopale per i limiti d’eta’ raggiunti nel 1999, il vescovo emerito aveva scelto di restare ad Acerra, che gli ha conferito un paio di anni fa la cittadinanza onoraria, e continuava a celebrare Messa nella chiesa dell’Annunziata. ”I nostri contatti erano costanti – ha ricordato monsignor Antonio Di Donna, attuale vescovo di Acerra – e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha celebrato spesso la Messa domenicale in Cattedrale seguendo sempre con vivo interesse la vita della diocesi e chiamandomi personalmente nei momenti importanti di questa Chiesa locale”. Anche la vita diocesana riprende vigore grazie al carisma e all’impegno di monsignor Riboldi, e lo stesso presule spesso ricordava lo stupore che gli aveva confessato l’arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalita’, nonostante le piccole dimensioni della diocesi. Curioso e aperto alla modernita’, Riboldi e’ stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone.
Cordoglio per la morte di monsignor Antonio Riboldi, e’ stata espressa a nome personale e della citta’, dal sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri. ”Le sue idee – ha detto Lettieri – sono state e resteranno patrimonio per tutta la citta’ di Acerra”. ”Pur sapendo delle sue condizioni di salute – ha aggiunto il sindaco – siamo rimasti sorpresi alla notizia della morte del nostro caro Don Antonio Riboldi. La comunita’ di Acerra ha perso un punto di riferimento importante, un esempio. Monsignor Riboldi ha saputo contenere nel suo cuore tutta la gente, soprattutto quelli che soffrono e sono poveri, una persona di un’alta dirittura morale e una capacita’ non piccola di cogliere i problemi della gente. Una persona affabile, capace di entrare in dialogo con tutti ma allo stesso tempo molto rigoroso nel suo pensiero. Una vita, la sua, interamente dedicata al servizio della comunita’, a favore della legalita’ e giustizia, impegnato sempre nella lotta contro la criminalita’. La sua guida pastorale ha accompagnato la Citta’ in momenti davvero difficili e bui. La nostra Citta’ – ha concluso Lettieri – lo ricordera’ sempre con affetto filiale e con devozione. Porteremo sempre nel cuore le sue parole, la sua presenza e le sue omelie’