Le tasse universitarie nell’arco di dieci anni sono cresciute del 61%, circa 500 euro in piu’ sul valore medio. E’ uno dei dati emersi in “Sulle nostre spalle”, dossier curato dall’Udu-Unione degli universitari. Nel periodo in questione, denuncia il rapporto, i bilanci delle Universita’ “si sono retti sempre piu’ attingendo alle tasche degli studenti e delle loro famiglie. Nelle sole universita’ statali il gettito complessivo della contribuzione a livello nazionale e’ passato da circa un miliardo e 200 milioni a un miliardo e 600 milioni: 400 milioni in piu’, spillati agli studenti per ‘coprire’ la progressiva diminuzione dei finanziamenti statali per le universita’. Il risultato? Intere fasce di popolazione escluse dall’Universita’”. “Lo storico dei dati sulla contribuzione studentesca a partire dal 2005 – ricorda Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari – evidenzia un aumento costante della tassa media che negli anni ci ha portato ad essere il Paese con la terza tassazione studentesca piu’ alta in Europa. Allora la tassa media a livello nazionale era di 775 euro, dieci anni dopo lo studente paga circa 1.250. Il dato, se diviso in aree geografiche sottolinea come il sud abbia subito i maggiori aumenti percentuali con un +90%, mentre il centro (+56%) e il nord (+43%) hanno totalizzato variazioni molto consistenti anche se partivano da una tassazione media gia’ piu’ alta. Al sud alcuni picchi sono davvero impressionanti: Lecce +207,5%, Bari +172%, Benevento +180%, Napoli (seconda Universita’) +176%, Reggio Calabria +150%.” “Come siamo arrivati a questo – prosegue la coordinatrice nazionale -? Gli interventi di Tremonti, della Gelmini, di Monti e il nuovo Isee hanno dato la spinta, e in alcuni casi costretto le Universita’ ad aumentare le tasse. La causa principale infatti sono i tagli al sistema universitario e il conseguente sottofinanziamento che ha lasciato i nostri atenei in rosso. La soluzione e’ quindi stata recuperare i fondi dalle tasche degli studenti”.