(Di Antonio Citarelli)
DIECI – il primo dei numeri composti. Due cifre, non scontate: lo zero, l’origine, l’inizio e l’uno, il primo passo.
Nel calcio, Diego Armando Maradona è l’essenza del Dieci. Per fare grandi imprese ci vuole coraggio e sana follia. Lui, El Diez, di genio e sregolatezza ne aveva tanta. In campo regala magie, fuori si mostra fragile, cade più volte e si rialza con difficoltà, si mostra umano.
SESSANTA – “Si diventa giovani a sessant’anni” diceva Pablo Picasso. Sfortunatamente però il celebre pittore non aveva fatto i conti col calcio. A sessant’anni la palla ha già smesso di rotolare per qualsiasi calciatore e quanto fatto sul prato verde è solo un lontano ricordo. Ma Maradona non è stato solo un calciatore. Maradona è il calcio. In tutti gli angoli della terra, dal Barrio de La Paternal in Argentina, alla Rambla di Barcellona, passando per i Quartieri Spagnoli napoletani, i dribbling fulminanti, i tocchi di un sinistro divino sono limpidi. Lì dire calcio vuol dire Maradona, dire dieci vuol dire Maradona.
LA STORIA – La sua vita inizia nella povertà di Villa Fiorito. Costruisce e vende aquiloni, intanto gioca, si allena e si diverte in quel Barrio. Una realtà dura, difficile, che offre il nulla. Uscire da lì vuol dire avercela fatta. La sua grandezza lo ha portato presto via da lì. Il suo talento incanta tutti e l’Argentinos Juniors lo porta con sè. Il suo nome inizia a circolare sui magazine sportivi in Argentina. La prima volta il suo cognome viene addirittura storpiato in “Caradona”. Lui, nel contempo in cui delizia la platea dei Bichos Colorados con palleggi da foca tra il primo e secondo tempo delle partite casalinghe, ha già le idee chiare: “Ho due sogni. Il primo è di giocare il Mondiale e il secondo è vincerlo”. Ci riuscirà. Alla prima tra i professionisti, a sedici anni non ancora compiuti, fulmina con un tunnel bruciante un avversario e il pubblico ne resta incantato. Sarà il Talleres a vincerla quella partita, ma quel risultato interessa a pochi, c’è altro da ricordare. Di lì a poco arriva la chiamata del Boca, la squadra per la quale tifava il padre in cambio di ben 5 calciatori (tra cui Salinas, l’idolo di Don Diego) e un conguaglio di due milioni di dollari. Si esalta Diego, ma l’avventura dura una sola stagione per i problemi economici degli Xeneizes. La svolta arriva dalla Spagna, lo prende il Barcellona e lo porta in Europa, assieme ai grandi. Prima partita ed è subito tripletta, poi l’intervento killer di Goikoetxea gli spezzerà la caviglia alla quarta giornata. In Blaugrana ci resterà due anni, vincendo una Coppa di Spagna, una Coppa della Liga e una Supercoppa, ma è insofferente. Barcellona non lo apprezza, è nell’occhio della borghesia catalana. Arriva la chiamata del Napoli, che sarà più di un’avventura calcistica: è l’inizio di una storia d’amore.
NAPOLI – Il dieci, lo zero e l’uno, l’origine e il primo passo, la follia. Il destino, ancora una volta si incrocia. Il Napoli è una buona squadra di serie A. Non è nè il Milan, nè la Juventus, nè l’Inter. Potrebbe mai il calciatore più forte del mondo prendere in considerazione l’offerta di una squadra di seconda fascia? Forse no, ma come abbiamo detto, Maradona è molto più di un comune calciatore. E allora eccola la follia, il suo è un si alla causa azzurra. Corrado Ferlaino, presidente del Napoli, compie l’altra follia: 13 miliardi versati al Barcellona, una cifra astronomica. Le garanzie per completare il trasferimento arrivano dal Banco di Napoli, il più antico istituto della città. Il matrimonio è cosa fatta. È il 5 luglio 1984, e il fantasista argentino si presenta davanti a 50mila persone accorse solo per vedere qualche palleggio e ascoltare le prime dichiarazioni. Tanto basta per dimostrare l’amore della piazza napoletana. Diego non resta indifferente: la fama, i soldi e il successo non hanno snaturato il suo essere, è ancora hombre del pueblo e per quella gente darà tutto. Napoli è una città non semplice, il tasso di criminalità è alto ed è costantemente nel mirino dell’opinione pubblica. Napoli non è solo delinquenza e Diego lo sa. Sarà lui il mezzo di riscatto per quella città dai due volti. Vuole Napoli sul tetto d’Italia, vuole Napoli campione. Ci riuscirà ancora, per ben due volte. Oltre gli scudetti, arriveranno anche una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa. La lunga storia d’amore finisce dopo un controllo antidoping nel marzo del 1991. Un congedo, non dei migliori, che macchia una storia d’amore con 115 gol in 259 presenze.