In calo di 12,8 punti percentuali il Pil nel secondo trimestre 2020. Numeri che non si vedevano dal 1995
Nel secondo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo è diminuito del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% nei confronti del secondo trimestre del 2019. Una flessione mai registrata in questi termini dal 1995. A renderlo noto è L’Istituto Nazionale di Statistica.
La stima preliminare della variazione congiunturale del PIL diffusa il 31 luglio 2020 era stata del -12,4% mentre quella tendenziale del -17,3%. Il secondo trimestre del 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi.
Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del PIL, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche. Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del PIL, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali.
L’Istat ha registrato andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%. “La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la portata eccezionale della diminuzione del PIL nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate, con flessioni del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrate dal 1995 – commenta l’Istituto di Statistica -. Nella stima preliminare il calo congiunturale era pari al 12,4%”. A trascinare la caduta del PIL “è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte – sottolinea l’Istat -. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato”.