Di calcio e di calciatori, troppo spesso, la cronaca viene associata a fatti che riguardano la vita privata, sottolineando in maniera smisurata atteggiamenti legati al dio denaro e all’immancabile voglia di andare sempre oltre.
La storia di oggi è molto diversa, riguarda un calciatore, un uomo, che ha evidenziato la capacità di poter soffrire e star male in un periodo così difficile come quello che la società moderna sta affrontando.
Josip Ilicic non sta bene. Questa volta il suo malessere non è legato agli infortuni, alcuna lieve contrattura o uno strappo muscolare. La natura del malessere di Ilicic è molto più grave. Non mangia più, non dorme, ha perso la voglia di vivere. La sua debolezza, con ogni probabilità, è da ricollegarsi a quanto l’uomo Josip ha vissuto a Bergamo in questi mesi. Dalla triste sfilata delle camionette dell’esercito che portavano via diverse vittime del Covid, alla quarantena.
Nessuno conosce bene il reale malessere di Ilicic, se non i parenti dai quali il calciatore è ritornato, lasciando la propria squadra per l’incapacità prima ancora mentale che fisica di poter continuare a giocare dopo quello che è accaduto.
Questo fa pensare che la depressione, la bestia invisibile, colpisce tutti, indistintamente dalle classi sociali e dal conto in banca. Un uomo, a cui la frase “Ti lamenti proprio tu che hai tutto nella vita?“, sarà stata ripetuta un milione di volte. Un uomo che ha capito il senso della parola “vita” e del dono prezioso nel custodirla.
In bocca al lupo Josip!