Oggi nel primo pomeriggio si terrà l’interrogatorio di convalida del fermo per Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth i due giovani americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega di Somma Vesuviana La Procura di Roma contesta ai due giovani turisti americani le accuse di omicidio e tentata estorsione. Nel corso dell’incontro di ieri, in una caserma dell’Arma, alla presenza degli inquirenti, Finnegan Lee ha ammesso di essere stato lui a colpire con 8 coltellate il vicebrigadiere. Per la giornata di lunedì, in cui verranno celebrati i funerali del militare, il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno, ha proclamato lutto cittadino. L’itero Paese, da Nord a Sud, si è stretto intono ai carabinieri per la predita di un servitore dello Stato. Intanto a parlare è la neo-moglie. Il militare si era sposato poco più di un mese fa tanto da “non essere ancora riuscito a disfare le valigie” e a “vedere le foto inviate dal fotografo” a raccontarlo è proprio la moglie, Rosa Maria Esilio, 33enne di Somma Vesuviana. I due si erano trasferiti a Roma e in quella città “stavamo cercando una casa più grande, qui avremmo voluto avere dei figli” – dice la moglie in un’intervista ai colleghi de Il Mattino. “Amava Roma, ha scelto di rimanere qui, anche per dare un futuro migliore ai figli. Ma era con- scio dei pericoli della città, sono sotto gli occhi di tutti: mi veniva sempre a prendere la sera”. Anche nella caserma di Piazza Farnese il militare si faceva volere bene da tutti, così come nella sua città natale: Somma Vesuviana. Tutti lo ricordano per il suo impegno civile e per le opere di volontariato. “Era diventato amico di tutti, il padre di famiglia – dice la donna – si faceva in quattro per gli altri”. “Non mi faceva mancare nulla. Ero l’amore della sua vita, anche se ha sposato l’Arma prima di tutto, nel suo lavoro era meraviglioso, una perla. La cosa bella era organizzare pranzi per la caserma a casa, ero un po’ la mamma di tutti”. La moglie è figlia di un ex commissario di polizia e conoscendo i pericoli che corrono le forze dell’ordine chiedeva al marito di “tornare sempre a casa”. “Me lo aveva promesso che tornava, sempre”. “Per i responsabili voglio l’ergastolo, hanno ucciso mio marito che voleva diventare padre e non ha avuto il tempo di fare niente. Ora voglio pensare alla sua famiglia, alla sua sorellina, hanno bisogno di me. Ma questi ragazzi, le forze dell’ordine vanno tutelati, rischiano la vita, servono leggi adeguate. Me lo hanno ucciso, lunedì faremo i funerali dove ci siamo sposati poco più di 40 giorni fa. Questo è il prezzo della felicità. La vita è ingiusta. Non so che mi aspetta, so solo che vorrei tornasse a casa, me lo aveva promesso”. (Emilio D’Averio)