Il Mondiale femminile in Francia sta riscontrando un successo clamoroso in tutto il pianeta. Gli spettatori sono cresciuti partita dopo partita, la curiosità insieme ad essi. La maggior parte dei match disputati in terra francese sono stati piacevoli, ricchi di spunti tecnico-tattici e qualche gol davvero niente male. Tra le migliori otto squadre del mondo c’è anche la nostra Italia che sabato pomeriggio scenderà in campo contro l’Olanda per provare a raggiungere le semifinale. Un risultato incredibile per un sistema come il nostro, parecchio indietro rispetto ad altri come quello brasiliano o americano, ma che grazie all’interesse dei migliori club italiani sta facendo passi da gigante anno dopo anno. Purtroppo, però, durante queste settimane mondiali, oltre ai giudizi favorevoli e positivi da parte di stampa e pubblico, sono arrivate anche tantissime critiche, sfottò e parole davvero pesanti verso le atlete. A pronunciare o scrivere parole di odio contro le giocatrici, oltre al solito numero ristretto di idioti del web (meglio conosciuti come webeti), sono stati anche giornalisti o addetti ai lavori. Siamo in Italia, certo, dove vige il diritto della libertà di stampa, ma in certi casi questo diritto dovrebbe essere un attimo rivisto. Perché da qualche ore, un editoriale che definire spregevole è poco, sta facendo il giro del web. Si tratta di un personaggio recidivo, che probabilmente odia il genere femminile (per chi non avesse capito è lo stesso che insultò l’arbitro donna). Questa volta, però, ha superato tutti i limiti della decenza: “Il calcio femminile? Nella maggior parte dei casi sono lesbiche, come gli uomini ballerini che nella maggior parte delle ipotesi sono gay”. Oltre al commento assolutamente sessista, il collega ha ritenuto opportuno denigrare il calcio femminile prima paragonandolo a una terza categoria maschile (la più bassa categoria del calcio italiano) e poi non contento ha sottolineato come il calcio delle donne non possa essere definito calcio. Il tizio, forse, non avrà visto nessuna partita del mondiale o qualche partita di calcio femminile, perché tante di loro sono davvero brave sotto tutti i punti di vista.
Frasi pesanti, che verranno sicuramente giudicate da chi di dovere (con la speranza che questa persona venga fermata per una buona volta), ma che nel frattempo stanno rimbalzando sui social come proiettili. Il problema di questa vicenda, in realtà, è anche un altro: oltre alla gravità delle parole usate, è il consenso della gente verso questo editoriale, verso questi pensieri ignobili a far ancora più paura. Tanti lettori hanno pensato bene di elogiare il giornalista, condividendo il suo scritto. Ed è per questo che tali personaggi vanno assolutamente fermati. Chi scrive, chi informa, tende spesso ad influenzare l’idea dei propri lettori. E se un giornalista scrive: “Le donne non devono giocare a calcio. O le donne che giocano a calcio sono tutte lesbiche”, questo giornalista è davvero pericoloso.
Nel 2019 non si può andare verso questa direzione. Nel 2019, in un periodo già buio di suo politicamente parlando, non possiamo permetterci di trattare le donne come lo si faceva nel medioevo. E soprattutto lasciamo fuori queste idee da uno sport straordinario come il calcio, il quale non merita di essere distinto tra uomini e donne. Il calcio è bello sempre, e per chi lo ama davvero deve essere così senza pensare ad altre inutili questioni. Così come in tutti gli altri sport del mondo, uomo o donna non fa nessuna differenza. Se un atleta merita di essere elogiato per i suoi risultati sportivi va fatto, se lo stesso atleta fallisce va criticato sempre per i risultato e non certamente per il sesso o per il suo orientamento sessuale. Bisogna crescere e in fretta. Stiamo sempre più sprofondando verso una società ricca di odio e pregiudizi e la colpa è soprattutto di queste persone.