Dagli abbonamenti strappati alle lacrime sul finale, domenica allo stadio “Granillo” è accaduto qualcosa di magico
Settanta minuti di agonia, una lenta e dolorosa disfatta che sarebbe andata ad aggiungersi all’ennesima brutta figura stagionale. Poi il miracolo, venti minuti ad altissimi livelli ed il 3-2 raggiunto al 96′. Inutile negarlo, domenica scorsa allo stadio “Granillo” è accaduto qualcosa di magico. Alla vigilia della gara contro il Rieti, la Reggina sapeva già che i tre punti sarebbero stati d’obbligo; vietato sbagliare ancora, vietato sbagliare tra le mura amiche, davanti alla propria (ormai rassegnata) gente. Nonostante le premesse, la Reggina scesa in campo per gran parte della partita è stata umiliata e schiacciata dagli avversari. Una prestazione da terza categoria, con lo svantaggio meritato di due reti. Ma poi si sa…il calcio è magia, è miracolo. La rete di Sandomenico ha spezzato la barriera che da tanto tempo divideva squadra e tifoseria, come se un aereo di altissima generazione avesse infranto la barriera del suono. Un attimo di silenzio e dopo un urlo di speranza, di gioia. Qualcosa che da tanto tempo non si manifestava sui gradoni dello stadio amaranto, qualcosa di…magico. Mancavano poco meno di dieci minuti quando la tifoseria reggina ha iniziato ad incitare la propria squadra, dieci minuti dall’ennesima stangata stagionale. Mentre gli ormai rassegnati ed esausti tifosi abbandonavano gli spalti e qualcuno strappava l’abbonamento, Edoardo Tassi con stop e tiro al volo siglava la rete del 2-2. Qualcosa sta cambiando, la tifoseria sembra essere tornata quella dei tempi d’oro, quella della gloriosa Serie A, quella del dodicesimo uomo in campo. Sei i minuti di recupero, sei minuti dal punto conquistato che serve poco e nulla. Ma il dio del calcio questa volta decide di premiare una spettacolo del genere, e quando l’arbitro è pronto a fischiare tre volte, Giuseppe Ungaro spiazza tutti con un tiro che finisce proprio alle spalle del portiere. Un nuovo silenzio assordante riecheggia nei pressi dello stadio, questa volta è di incredulità; il silenzio prima di un boato da brividi. Un boato che allo stadio Granillo mancava da tanto, troppo tempo. Lo scenario che si vede a fine partita è da pelle d’oca, tifoseria e squadra cantano sotto la gloriosa Curva Sud, QUELLA Curva Sud. E se il calcio è solo uno sport, le lacrime versate da qualche tifoso al 96′ cosa sono? Che nessuno osi interrompere questa magia, perché dai venti minuti finali che deve proseguire il sogno, dal boato del Granillo che deve ripartire la stagione amaranto.