Napoli. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Celestino De Fenza e Antonio Agrillo, entrambi 34enni, per estorsione aggravata da metodo e finalita’ mafiose ed associazione per delinquere di stampo mafioso. Le misure sono state notificate agli indagati gia’ detenuti nelle strutture carcerarie di Tolmezzo e Siracusa. Le indagini sono durate da aprile ad agosto scorso per far luce sulle attivita’ illecite del clan Orlando-Nuvoletta, egemone sul territorio di Marano, e nascono da servizi di osservazione che hanno consentito di documentare la consegna, dietro minacce, di una somma di denaro ai due da parte di un imprenditore edile impegnato in lavori di ristrutturazione di un condominio. De Fenza e Agrillo, per accertare il reale valore dei lavori e quantificare la percentuale di ‘pizzo’, avevano persino convocato l’amministratore del condominio. Agrillo e’ uno storico affiliato degli Orlando, come conferma anche il suo recente arresto per minacce aggravate ai danni di familiari di un collaboratore di giustizia per indurlo a ritrattare. De Fenza, nipote di Luigi Esposito, condannato per appartenenza al clan Nuvoletta, l’unica cosca di camorra ‘federata’ con la mafia siciliana, e’ ora esponente di rilievo degli Orlando ed e’ in carcere per un’altra estorsione ai danni di un imprenditore maranese. “Ci dovete prestare 500 mila euro, guardate che non abbiamo paura, noi buttiamo a terra la gente e la uccidiamo”. Queste le minacce del clna Orlando-Nuvoletta. Gli uomini agli ordini del boss latitante Antonio a Marano puntavano sulla strategia del terrore. E nell’ambito di una richiesta estorsiva avanzata a una famiglia di noti imprenditori edili della zona, anche l’interessamento della cosca per la politica. E’ quanto emerge tra le pieghe dell’indagine dei carabinieri, su delega della Direzione distrettuale antimafia partenopea, che questa mattina ha portato all’arresto di due estorsori. Una passione nata nel 2009, quando la cosca pretese il versamento di 15mila euro per la campagna elettorale di un assessore al Comune di Marano candidatosi alle elezioni provinciali. Molte le minacce subite dagli imprenditori che non volevano o non potevano piegarsi al clan. In una telefonata captata dagli investigatori il 25 maggio 2015, a uno cui erano stati chiesti 50mila euro di tangente e che tentennava, il boss Angelo Orlando chiri’: “Noi non abbiamo paura, buttiamo a terra la gente e la uccidiamo”. “Vengo a nome degli amici di Marano e se non ci date quanto abbiamo chiesto voi e la vostra famiglia andate a lavorare in Brasile”, un’altra minaccia.