Il 18 novembre 1989 Donato Bergamini veniva ritrovato senza vita sulla Statale 106 in Provincia di Cosenza. All’epoca il decesso sembrava fosse avvenuto per suicidio; secondo le testimonianze dell’autista del camion che travolse il corpo e dell’ex fidanzata, il calciatore del Cosenza si sarebbe buttato volontariamente sotto le ruote del veicolo. L’ipotesi del suicidio non è mai stata ritenuta credibile dai compagni di squadra, dalla famiglia e dai tifosi. La sorella gemella Donata da quel terribile giorno ha iniziato una vera e propria battaglia per far uscire fuori la realtà dei fatti.
La svolta delle indagini- Nel 2012 i RIS di Messina depositano presso la Procura Federale di Castrovillari la perizia, secondo la quale Bergamini era già morto quando fu lasciato sulla Strada Statale. Dopo quasi un anno la stessa procura di Catrovillari notifica un avviso di garanzia all’ec fidanzata Isabella Internò, sospettata di omicidio. Nel 2017 vengono riaperte le indagini e viene disposta la riesumazione del cadavere per effettuare l’autopsia. Nello stesso anno, a novembre, viene ufficialmente dichiarato che il calciatore è stato prima strangolato e dopo adagiato sull’asfalto dove è stato inscenato un presunto suicidio.
Gli indagati- Ad oggi gli indagati sono tre: l’ex fidanzata con il marito e l’autista del camion. A mettere i riflettori sui primi due sarebbe stata una chiamata dove marito e moglie discutevano di un interrogatorio che la donna avrebbe dovuto sostenere.
Un omicidio che da 29 anni tiene con il fiato sospeso gli italiani e in particolar modo la città di Cosenza dove Bergamini è nella mente e nel cuore di tutti Una presenza costante supportata da Donata Bergamini, simbolo di un legame fraterno mai svanito ma ogni giorno sempre più forte.