Castellammare di Stabia. Era il 23 settembre 1958 quando Giancarlo Siani, a bordo della sua Mehari verde, fu ucciso da almeno due assassini. Quell’auto, divenuta un vero e proprio simbolo in occasione delle celebrazioni in ricordo del anniversario della morte del giornalista. La vettura, prima di giungere a Vico Equense per una celebrazione che vedrà anche la partecipazione del Presidente della Camera Roberto Fico, ha fatto tappa a Castellammare. Un’occasione poco pubblicizzata ed un’occasione persa per ricordare un giovane della nostra terra diventato simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Ad accogliere l’auto l’Amministrazione comunale, qualche giornalista e pochissimi cittadini ritrovatosi, a Piazza Giovanni XXIII quasi per caso. Proprio sulla poca pubblicizzazione dell’evento è intervenuto Andrea Di Martino, consigliere comunale di opposizione. “La Mehari di Giancarlo Siani è giunta a Castellammare. In una forma che oserei definire semi clandestina – scrive su Facebook – Tanto è che ad accoglierla c’era solo il sindaco e l’amministrazione comunale. Ecco sarebbe stato importante farlo sapere, per potere dare l’opportunità a tutti di partecipare. Alle scuole di potere organizzare qualcosa. La memoria nella lotta alla mafia non è mai inutile alimentarla. Ma questa amministrazione ha ritenuto non utile dare la giusta valenza ad un simbolo per una generazione. Ad un simbolo del giornalismo coraggioso, e del coraggio nella lotta alle mafie. Una occasione persa. Peccato”. Sulla vicenda anche Tonino Scala ha espresso il suo pensiero sui social. “Ieri – scrive – la Mehari di Giancarlo Siani è arrivata in città, in sordina, senza che nessuno sapesse niente. Era una macchina direte, vero, ma è anche il simbolo di un giovane che per fare il suo mestiere ha pagato con la vita. Bene le foto di rito con gli amministratori, mi sarei aspettato la presenza dei nostri ragazzi. Una circolare per le scuole sarebbe stata cosa buona e giusta. Non è una polemica la mia, ma un invito a fare meglio. O siamo in grado di far comprendere ai ragazzi che un altro mondo è possibile, oppure non ci sarà futuro”.