Da poche ore Aurelio De Laurentiis è il nuovo proprietario del Bari. Questa mattina, insieme all’avvocato Grassani e al sindaco Decaro, ha tenuto la prima conferenza stampa:
Parola prima al sindaco: “Oggi consegniamo il titolo sportivo alla Filmauro e a De Laurentiis. Io non consegno solo un titolo, ma un pezzo importante della comunità barese. Sono migliaia i tifosi della città e dell’area metropolitana. Per me è stata una responsabilità fortissima e importantissima, per custodire la passione dei tifosi e la storia di una squadra di 110 anni. I tifosi hanno chiesto tre cose. La prima è la competenza sportiva di De Laurentiis, che porta con sè come mi ha scritto nella lettera della documentazione. Aurelio quando partecipa vuole vincere, è una frase che mi ha impressionato. La seconda cosa chiesta dai cittadini è la trasparenza, De Laurentiis ha deciso di presentarsi direttamente con la sua faccia e la sua azienda. Abbiamo scelto lui per meriti sportivi, è la persona che ha già dimostrato la competenza. Dal punto di vista economico c’erano altre aziende, c’era una cordata barese con un fatturato incredibile. Ma De Laurentiis rappresenta la scelta migliore per il futuro della squadra e della comunità barese. Il terzo tema è il rispetto, perché non sempre una società ha avuto rispetto dei tifosi. Abbiamo vissuto stagioni deludenti, dal calcioscommesse al fallimento. Vogliamo cancellare queste cose, ripartiamo dalla Serie D ma proveremo insieme a chiedere alla FIGC di iscriversi a un campionato superiore seguendo le regole vigenti. Altrimenti ripartiremo dalla D, ma abbiamo bisogno di rispetto per tifosi e per la città di Bari. Sono certo che il presidente lo farà. Non abbiamo scelto un tifoso, ma un imprenditore che si occupa di calcio con grandi risultati sportivi ed economici. La passione la metteremo noi, con la voglia di vedere le gare. A De Laurentiis chiediamo di metterci la cazzimma. Insieme possiamo fare bene”.
Parola poi ad ADL: ”
“Grazie al sindaco per la fiducia accordata alla mia persona e al mio gruppo. Io da bambino giocavo a basket, non a calcio. Quindi mio padre mi portava a vedere il Napoli, però a scuola si giocava molto a calcio e a basket. Poi, nel 1996 Veltroni decise di trasformare i club. Era una cosa strana, non si capiva cosa fossero. Sembrava quasi uno specchio riflettente di chi voleva ottenere altre cose attraverso il calcio. La riconoscibilità mediatica o altre situazioni. A un certo punto Veltroni ha cambiato qualcosa, concetto ribadito dalla Uefa col FPF. A 19 anni ho iniziato il percorso nel cinema. Ho realizzato circa 400 film. Poi ho pensato al calcio insieme al cinema, la mia famiglia viene dalla Campania e abbiamo pensato di prendere il Napoli. Mi sono avvicinato al Napoli fallito, non esisteva più. Mi venne consegnato un pezzo di carta nel 2004, feci la Serie C che ha insegnato tantissimo. Poi la B e la cavalcata fino alla Serie A, una crescita con nove anni di fila in Europa. Gli olandesi hanno scelto il Napoli come il club più cresciuto al mondo negli ultimi dieci anni. Quando mi hanno informato del Bari ero in ritiro a Dimaro con la squadra, volevo vivere tutte le fasi del Napoli di Ancelotti. Mi ha chiamato il sindaco, non abbiamo avuto un rapporto semplice. Ho detto che era inadeguato. Ho provato a chiamarlo per ore, senza ricevere risposta. Dopo ci siamo parlati, ci siamo trovati e ho detto che non posso fare una commistione tra Napoli e Bari. Il Bari ha la sua storia, rappresenta un territorio che ho sempre amato. Napoli ha altra storia e rappresenta un’altra terra che amo. Noi siamo insieme ai tifosi, anche se poi negli ultimi venti anni i sostenitori si sono allargati perché ci sono quelli da stadio normale e quelli da stadio virtuale. Cioè quello che vede le gare in tv, in rete. Noi dobbiamo essere vicini a tutti loro, rispettando le tifoserie e rappresentando i club. Bisogna capire anche come avvicinarci allo stadio reale, con famiglie e bambini. Come fa una famiglia di 4 persone ad andare allo stadio? Il Bari ha una storia composta, lunga, di 110 anni. In questi anni ci sono state stagioni belle e altre meno belle. Vogliamo una cavalcata rapida per provare a tornare in Serie A. Vogliamo lavorare sulle regole che non permettono di avere due squadre in A con la stessa proprietà. Vogliamo un cambiamento epocale”.
“Dovete stare tranquilli, il Bari non sarà mai un’appendice del Napoli. Per fugare questo problema, ho convinto in due giorni mio figlio Luigi – oggi a Londra perché ha inaugurato un negozio con i nostri gelati targati Fendi – a interessarsi del Bari. Lui non s’è mai interessato al calcio. La famiglia De Laurentiis ci mette la faccia, non so quante cordate interessate hanno messo la faccia in prima persona”. Lo stadio San Nicola? “Mi dovete dare il tempo di arrivare, di studiare il territorio. Ciò che è stato progettato nel 1990 potrebbe non rispondere alle nuove regole che il calcio richiede. Una struttura da 57.000 posti potrebbe oggi essere idonea per 40.000. Ma lo stadio non va curato per il domani, se la Serie A non potrò farla io devo consegnargli un qualche cosa che sia e rimanga per la città di Bari”.
La città di Bari è felice, i tifosi rivedono la luce con De Laurentiis. A Napoli ci sono sriscioni di contestazione. “Ho fatto fare un’indagine sulla tifoseria del Napoli. I tifosi veri, fuori Napoli, sono 40 milioni di persone. I tifosi del Napoli, come seconda squadra, sono 120 milioni. Non mi posso preoccupare dei dissidenti, che vengono allo stadio e che potrebbero non condividere le modalità, perché hanno ancora un concetto di possesso che non appartiene più al calcio di oggi”.
“Avevo intenzione di prelevare una squadra in Belgio e in Portogallo, era più difficile comprare a Londra e risalire le varie categorie. In Portogallo e in Belgio non ci sono limiti per i calciatori extracomunitari. Un’altra stupidata di Tavecchio e Lotito. Con Ventura c’è stata una brutta figura, mentre Belgio e Portogallo hanno extracomunitari e sono forti con le loro nazionali”.
“Bisogna lavorare per riportare il Bari in Serie A, ma non secondo le solite regole, bisogna cercare di rivoluzionarle. Bisogna provare a utilizzare una visione di calcio moderna, che possa coinvolgere i più e i meno abbienti”.
“Amo questa terra e questa città, ci ho girato anche dei film. Vorrei creare una sorta di squadra del sud, per poter essere utile a questi territori. Il ritorno personale non deve essere il primo risultato. Il sud ha una grossa potenzialità inespressa. Un titolo per questo film? Il Gladiatore. Potrebbe essere un esempio da seguire”.
“Non giudico ovviamente le precedenti gestioni, Bari è una città che amo. E’ uno dei tanti posti italiano che stordisce per la sua bellezza. Non voglio fare paragoni tra Napoli e Bari. Napoli è Napoli, Bari è Bari”.
Perché ha chiamato la società SSC Bari? “Mi sembra normale, non ci avevo nemmeno pensato. Mi sono abituato perché c’è la SSC Napoli, abbiamo preparato il dossier in pochi istanti. Per me è una cosa normale. Il mio progetto ha battuto Lotito? Siamo diversi, abbiamo culture diverse. Lui è un costruttore”.