Stefano Maria Cuomo, ad un passo dalla Segreteria del Partito Liberale Italiano, un movimento storico che è al lavoro per ritornare sulla scena politica nazionale. Viviamo una situazione delicata, il nostro Paese è in una fase di transizione. Si sente di fare un bilancio sui primi mesi di questo Governo?
“Questo governo ha ereditato un paese mummificato, congelato, il Pli dovrà contribuire nel riuscire a mettere in movimento tutto questo, solo con due rappresentanti al Governo ma, almeno, finalmente li abbiamo. Siamo invitati all’interno del Partito ad un dibattito difficile ma vitale per tutti quanti noi, La gente ci valuterà su quello che facciamo oggi e faremo, anche per loro, in futuro, è così.
Dobbiamo essere pronti e capaci di trovare quella sintonia umana anche con chi non rappresenta il nostro elettorato. Nel partito, già prima del mio reingresso a giugno, vi era una fase di ristrutturazione, la lungimiranza del segretario Morandi e del Presidente de Luca hanno poi registrato la necessità di ampliare l’ufficio di segreteria nazionale affidando a 6 risorse la corresponsabilità dei territori non per controllarli, al contrario, per supportarli, motivarli”.
I dati ci descrivono un Paese che va in due direzioni con il Nord forte delle sue imprese ed il Sud alle prese con tanti, soprattutto i giovani, che vanno via. I dati sull’occupazione giovanile non sono così tanto confortanti, a Lei è stato dato un compito importante all’interno del Partito che è il coordinamento del Sud Italia. Essendo nell’ufficio di segreteria cosa ha in mente?
“Abbiamo avuto solo una riunione di coordinamento la scorsa settimana, prima delle vacanze estive, ho le idee abbastanza chiare comunque. Le autonomie locali devono rappresentare per noi Liberali un cavallo di battaglia, ricordo che eravamo contro le regioni. Oggi bisognerà intervenire rivedendo la riforma delle provincie che ha creato nuove precarietà, abbiamo livelli istituzionali che mantengono competenze e non hanno un euro per fare la manutenzione di un edificio scolastico, di una viabilità montana, auspico che il direttivo tutto di segreteria voglia condividerne i contenuti. In Campania già abbiamo un coordinatore di Dipartimento Enti Locali, Mario Robertazzi, che dovrà sviluppare questo tema insieme al coordinatore nazionale Claudio Gentile. Poi c’è la giustizia, la sicurezza e un piano per il Sud. Dobbiamo essere capaci di intercettare le giuste esigenze, decodificarle. Possiamo realizzare politiche sociali, politiche scolastiche o abbiamo il coraggio di essere in strada e parlare dei sentimenti della gente comune, in maniera chiara e non imbarazzata, o sarà veramente la desertificazione del nostro partito a favore di movimenti fatui. Se è vero che sono le piccole e medie imprese a creare lavoro dobbiamo far comprendere che dove esiste impresa e c’è un profitto non è detto che ci debba essere un profittatore
Un partito vive sulla quantità di decisioni che si prendono in un contesto di trasparenza e di programmazione, non dalle chiacchiere che si producono”.
Come ha trovato il Partito al suo rientro?
“Vede, una risorsa Liberale, un giovane, non si iscrive ad una corrente, si iscrive in una comunità e la nostra comunità non ha un nome e un cognome, si chiama Partito Liberale Italiano ed essere Liberale, nella nostra comunità, non è un aggettivo ma un sostantivo, lo voglio sottolineare. Abbiamo una identità, è questo sarà il partito capace di creare entusiasmi collettivi che in altre realtà illiberali e falsamente meritocratiche Si sentiranno a proprio agio. Il partito l’ho trovato sano, con il giusto desiderio di operare con follia, vede per fare una Rivoluzione, la Rivoluzione Liberale, bisogna essere folli”.