(di Corrado Amitrano). Castellammare di Stabia. Disagi nel presidio ospedaliero stabiese dove, dal primo luglio e per tutto agosto, sono stati limitati i numeri degli interventi. Dopo l’iter che prevede l’accettazione, la diagnosi e l’intervista con l’anestesista che decide la fattibilità dell’intervento entro le 48 ore, il paziente è spostato in reparto, sempre che ci sia un posto, in alternativa viene tenuto in barella, in attesa dell’intervento. Sono 48 ore calde, tra zanzare, impianti di climatizzazione esauriti, porte dei servizi igienici senza maniglie e intonaco che cade dal soffitto. Il san Leonardo appare come un girone del purgatorio dantesco e solo la consapevolezza di essere operati in 48 ore da quel tanto di sollievo che occorre a portare pazienza. Ma le 48 ore scadono di prassi e diventano 60, 72, 84; e così 4 giorni, poi 5, 6 e a quel punto la consapevolezza diventa dapprima speranza, poi disperazione. E la disperazione, unita dall’ansia di sottoporsi a un intervento chirurgico e al dolore derivato dal trauma trova facilmente sfogo in critiche e imprecazioni rivolte a medici e infermieri. Non è così. Sarebbe ingeneroso attribuire al personale sanitario i disagi che i pazienti sono costretti a sopportare. Le professionalità che sono impegnate al San Leonardo sono tra le eccellenze del settore sanitario. Dal personale Oss e salendo fino ai primari, l’ospedale stabiese può vantarsi di un personale più che eccellente e che in questa struttura è una ulteriore vittima della mala-sanitá campana.
“Faccio il possibile e mi divido tra la sala operatoria e la dirigenza sanitaria per cercare di risolvere questa situazione”; è quanto comunicato dal primario del reparto di ortopedia del San Leonardo, il dott. Campopiano, ai familiari dei pazienti dopo averli convocati nel suo studio. “Siamo in una situazione di disagio” – continua il primario – “Dobbiamo dividere la sala operatoria con le urgenze e hanno disposto un numero limitato di interventi giornalieri. Il calendario delle operazioni per i pazienti può slittare con attese fino a 10 giorni. Il mio staff ha dato disponibilità anche di operare il sabato ma non ce lo hanno permesso”; l’atteggiamento è professionale e la voce cordiale, cosciente del disagio e dell’impossibilità di fare di più vista la carenza logistica della struttura.
Il nosocomio stabiese serve un bacino di quasi un milione di utenze e le risorse di personale sono ai minimi storici; solo tre infermieri di turno per un pronto soccorso che raggiunge anche 250 utenze giornaliere. A questa mancanza sì aggiungono le risorse limitate dal punto di vista strutturale, rendendo cosi un polo sanitario di primo piano, un affannato ospedale portato avanti solo dalle professionalità impegnate al suo interno. Ecco come si presenta il reparto di ortopedia.