9 luglio 2006. “Il cielo è azzurro sopra Berlino, per la quarta volta siamo Campioni del Mondo”. Non ci resta che ricordare


9 Luglio 2006. Dodici lunghi anni fa, l’Italia si laureò Campione del Mondo battendo ai calci di rigori la Francia. Una data, questa, che resterà per sempre nella mente di tutti gli italiani, i quali quel giorno abbandonarono la bandiera del proprio club per abbracciarsi tutti sotto un unico vessillo, quello tricolore. Quel giorno sembra essere lontanissimo, ma in realtà dodici anni sono pochi. Ma sembra lontanissimo, perché da quel giorno la Nazionale Italiana di calcio ha vissuto momenti altalentanti, con gioie(poche) e dolori(troppi) facendo dimenticare i fasti di quel mondiale straordinariamente emozionante.
Battere i tedeschi in casa loro pochi giorni e ripetersi con i francesi nella finalissima non è mica roba da poco. Ma ricordate come andò quella partita? Ovvio, direte. Ma quanto è bello ricordarlo, oggi e per sempre?
All’Olympyastadion di Berlino il match per gli azzurri cominciò male, anzi malissimo. I francesi sembravano essere più in palla, più freschi, più lucidi. Ed era pure giustificato, siccome noi rispetto a loro venivamo da 120 minuti di pura adrenalina contro i padroni di casa, invece loro furono bravi a chiudere le partite al 90esimo. E per questo, forse, che Malouda seminò Materazzi subendo un fallo da rigore proprio dall’allora difensore dell’Inter. Dal dischetto, Zidane contro Buffon. Una guerra di nervi tra due mostri sacri del calcio moderno. Una guerra vinta da Zizou con un pizzico di fortuna perché il suo “cucchiaio” sbattè prima sulla traversa e poi sulla linea di porta, è gol, di poco ma la palla entra. 1-0 per loro dopo pochi minuti. In un finale di Coppa del Mondo. Gli italiani si apprestavano, dunque, ad assistere all’ennessima delusione mondiale. Ma uno dei protagonisti assoluti dell’intera competizione si caricò la squadra sulla spalle e il pareggio arrivò quasi in un attimo. Quell’eroe si chiama Marco, cognome Materazzi. Si, ancora lui. Dopo il gol alla Repubblica Ceca, all’espulsione contro l’Australia, al rigore di poco fa, staccò di testa e mise subito le cose in chiaro: l’Italia, quella sera, non sarebbe morta mai. Sull’1-1 la partita diventò dura, tanti falli sia da una parte che dall’altra. Le occasioni migliore furono per loro, in particolare con un giovane Ribery, con la vecchia volpe Henry e Zidane ma sempre o quasi Buffon si fece trovare pronto, soprattutto su un colpo di testa di Zizou, un colpo di testa simile ad un tiro di collo piede, dove Gigi volò come un Supereroe, volò come Superman e parò salvando i suoi ragazzi. Noi soffrimmo quasi per tutta la partita, anche se quando ci portavamo in avanti i pericoli li creavamo. Toni di testa troverebbe pure il gol, ma la bandierina dell’assistente dell’arbitro si alzò e strozzò sul nascere l’urlo di gioia azzurro. Allora i 90 minuti non bastarano, e non bastarano nemmeno i 30 minuti dei supplementari. Quella finale doveva essere decisa dal dischetto. Ancora i rigori sulla strada della gloria per l’Italia. Ma in quel Mondiale, c’erano stati tanti segnali di colore azzurro e proprio prima di andare dagli undici metri, accadde qualcosa a nostro favore, il solito segnale azzurro insomma. Il protagonista fu, come al solito, Materazzi ma non fu solo questo volta. In quell’occasione il difensore recitò una parte da co-protagonista, mentre la parte di protagonista assoluto se la prese tutta ZIdane, in negativo però. Durante un’azione francese sfumata, i due stavano tornando a centrocampo per riposizionarsi, ma ad un certo punto successe quello che su un campo di calcio non dovrebbe mai vedersi: una violentissima testata del capitano francese ai danni del nostro “eroe”. L’arbitro inizialmente non vide, ma un episodio del genere non poteva passare inosservato e allora il quarto uomo diventa decisivo e Elizondo tira fuori il cartellino rosso. La Francia perse la finale proprio in quell’istante, perdendo il suo uomo migliore, il suo simbolo, il suo capitano e un possibile tiratore (quasi infallibile) dei calci di rigori. Ma chi risultò essere infallibile quella notte, furono i cinque rigoristi azzurri. Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero e Grosso segnarano tutti. A loro invece sbagliò Trezeguet, colui che ci condannò in finale dell’Europeo 2000 segnando il golden goal decisivo. Stavolta no. Stavolta “Il Cielo è azzurro sopra Berlino, per la quarta volta siamo campioni del Mondo”. E all’ultimo rigore realizzato da Fabio Grosso(che quel rigore non voleva proprio calciarlo), altro super protanogista di tutta la rassegna iridata, tutti i protagonisti in campo scoppiarono in un pianto liberatorio ma non furono gli unici. L’Italia intera, tra piazze, bar, strade di tutti i paesi, trionfò. Contro tutto e tutti la nazione e la nazionale italiana si laureò campione del mondo.
Un giorno, un mondiale, stupendo. Emozionante. Emozioni che almeno per ora non potremo più vivere. Con la speranza che si torni a gioire, non resta che ricordare i bei vecchi tempi andati.

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