Comunicato Stampa. Castellammare “Il voto in Italia e nella nostra città ci consegna un dato è chiaro: la sinistra rischia di essere sradicata dalla società. Un tema enorme, che va affrontato senza pensare che esistano torsioni leaderistiche o proposte improvvisate che nel breve possano consentire un ribaltamento dei rapporti di forza e di consenso che i voti hanno fotografato con assoluta crudezza. La riflessione sul voto di Castellammare va impostata sulla base di un forte rispetto reciproco, sul riconoscimento che le diverse posizioni hanno uguale dignità. Non ci siamo presentati uniti – ci riferiamo a quel mondo che in vario modo nel passato abbiamo denominato centrosinistra – a causa di valutazioni diverse sullo scioglimento anticipato di due Amministrazioni a guida Pd; sulle caratteristiche e la composizione delle coalizioni che le avevano sostenute, sulla chiarezza dei programmi, su alcune scelte compiute. I temi e i fatti li conosciamo tutti. Questo dato di partenza, non sappiamo spiegarci le ragioni, è stato rimosso dalla discussione di queste ore. Uniti avremmo vinto? E’ difficile dirlo. La verità è che non ci abbiamo neanche provato seriamente. Partendo da queste riflessioni, prima della formazione delle liste, abbiamo proposto e organizzato incontri anche pubblici, affermando che servivano: un programma di svolta su cui avremmo potuto lavorare assieme;
una coalizione non prigioniera dei signori dei voti e di liste civiche non legate a temi e iniziative vere;
un Pd che, dopo due scioglimenti, avrebbe dovuto passare la mano;
un nome nuovo e condiviso da candidare a Sindaco, meglio se scelto sulla base di un’ampia consultazione con la città;
che si annunciasse prima la squadra degli assessori, per sottrarli a logiche spartitorie.
Abbiamo impostato male il lavoro? Può darsi. Per ragioni, su cui non vogliamo insistere, quei tavoli sono saltati; ognuno è ritornato a costruire le coalizioni su cui stava già in realtà lavorando. Che cosa è accaduto al Pd, nel suo rapporto con il centro destra, nel centrodestra stesso, perfino nei 5 stelle, è noto a tutti.
Noi, senza spocchia, abbiamo dato un giudizio su ciò che si andava aggregando e scelto, dopo il fallimento del percorso richiamato, di correre da soli, e abbiamo sentito poche voci elevare grida preoccupate perché tali divisioni avrebbero potuto consentire alla destra di prevalere. Siamo stati ritenuti ininfluenti e minoritari, votati solo a fare testimonianza: i video e le interviste stanno li a confermare queste affermazioni. La verità è che tutti si sentivano sicuri, o presumevano, di potercela fare e di non aver bisogno di nessuno. Anche il mese di campagna elettorale, 30 giorni, si è svolto con questi toni. C’è chi ancora pensa che siamo sempre solo noi ad aver sbagliato?
I risultati del primo turno sono noti. Noi abbiamo giudicato il consenso assegnatoci dagli elettori importante, ma non ci siamo fermati. Il 13 giugno, in vista del ballottaggio, abbiamo detto con chiarezza che mai avremmo potuto votare a destra, abbiamo presentato alcune priorità, compresa la richiesta che la giunta fosse indicata prima. Il documento è pubblico. Su esso si è espresso Andrea Di Martino, ed è apparso evidente che non ci poteva essere nessun rapporto con Gaetano Cimmino. Lo abbiamo detto con chiarezza.
E del resto, il risultato del ballottaggio, oltre al forte astensionismo, consegna un dato positivo per Di Martino, il quale ha visto incrementato il suo consenso di oltre 1000 voti, segno evidente che una parte del mondo del popolo del centrosinistra lo ha sostenuto. Invece, si è preferito da parte di alcuni usare strumentalmente una posizione personale “sbagliata” ed il malessere esistente tra alcuni militanti per il modo in cui LeU e la sinistra sono stati trattati, invece di costruire convergenze più solide e alleanze. Si è preferito far passare che avremmo gradito Cimmino eletto, perché in questa eventualità sicuramente per LeU sarebbe scattato il consigliere; i numeri e i voti assegnati hanno smentito anche questa indegna storiella. Non siamo stati in vendita, né per ottenere il consigliere, né per un assessore sottobanco.
Due stranezze, delle quali invece nessuno parla, necessita rilevarle: Nessuno parla, o critica la scelta fatta dal Pd di astenersi al ballottaggio. Non ha avuto un peso per determinare l’esito finale?Noi abbiamo mostrato grande rispetto per le decisioni assunte dai candidati in vista del ballottaggio; nessuno però si è interrogato se sarebbe stato più giusto da parte del candidato a Sindaco Andrea Di Martino proporre il collegamento con le liste di LeU e del Pd, o almeno con uno delle due? Sarebbe stata una sfida e una verifica della reale volontà di tutti di sbarrare la strada alla vittoria del centrodestra. Ovviamente si sarebbe dovuto rinunciare a qualcosa, chi a posizioni politiche assunte, chi a qualche consigliere comunale. Per onestà non sappiamo, per il tipo di coalizione che sosteneva Di Martino, se in LeU sarebbero prevalsi i favorevoli o i contrari. Un fatto è certo: la proposta di collegamento da parte del candidato a Sindaco, per ragioni che non conosciamo, non è mai arrivata, ma non per questo abbiamo cambiato opinione sul fatto che LeU non avrebbe votato a destra.Pensiamo, infine, che nelle prossime settimane si debba lavorare per costruire, dentro e fuori il Consiglio Comunale, un lavoro comune con tutte le forze, le associazioni, le competenze disponibili, per lanciare una sfida sui contenuti nell’interesse di Castellammare; per contrastare derive pericolose e sbagliate di cui il centrodestra è portatore. Il tema della sconfitta riguarda Castellammare, ma riguarda tutto il Paese. Castellammare da questo punto di vista, ritorni, in un passaggio così amaro e difficile, a essere un ambizioso laboratorio politico”.