Gragnano. Una truffa avvenuta in più fasi mirata ad incassare oltre 100mila euro ai danni di un imprenditore di Gragnano. Prima una donna ha raccontato di essere rimasta incinta e avrebbe chiesto denaro sostenendo di essere parente ad un boss della camorra. Poi un finto carabiniere ha impaurito l’imprenditore, sostenendo che avrebbe dovuto pagare delle multe per evitare l’arresto. Una vera e propria storia fantascientifica per riuscire a farsi consegnare ingenti cifre dall’imprenditore che, dopo alcuni mesi, ha sborsato almeno 50mila euro. A processo per estorsione e truffa ci sono quattro persone. Si tratta di Aniello Rea 50enne, Antonietta Rosanova, 47enne. Entrambi residenti nella città della pasta. Poi ci sono la 46enne Raffaella Annunziata, Tommaso Squillante 63enne, entrambi residenti a Sarno. Gli arresti per loro scattarono tre anni fa a chiusura dell’inchiesta. Intanto alcune telefonate anonime nei giorni scorsi avevano fatto ottenere la scorta dei carabinieri della stazione di Gragnano che hanno accompagnato il teste nell’aula di tribunale di Torre Annunziata. Lì il 55enne ha raccontato una versione dei fatti nuova e diversa dalla denuncia. Infatti è spuntata anche una falsa parente di un camorrista rimasta incinta dopo un rapporto con lui. “ Meglio che abortisce, il boss non deve saperlo” gli consigliava uno dei truffatori. La vittima ha poi confessato di aver pagato per fare sesso con due donne, confermato le visite di un uomo in divisa, il finto carabiniere, che gli ricordava di non aver denunciato alcuni camorristi e che doveva pagare multe da 30mila euro per evitare la galera. Questa storia folle sarebbe costata alla vittima oltre 50mila euro ma la somma totale si aggirava intorno ai 110 mila euro.