Le Poste francesi emettono, nel 1998, un francobollo celebrativo: l’immagine è quella della Flora, il famoso affresco datato I secolo proveniente da Villa Arianna a Stabiae. Viene, però, commesso un errore non di poco conto: il francobollo reca come intestazione “Pompei”, in basso la scritta “UNESCO”.
La Flora è uno dei più grandi vanti dell’antica Stabiae a livello mondiale.
L’affresco fu rinvenuto da Karl Weber al tempo degli scavi borbonici in uno dei cubicoli della villa assieme ad altre tre figure femminili: Leda, Diana e Medea. Vennero tutte esposte al Museo Archeologico di Napoli, dove è ancora possibile ammirarle in un’intera sezione dedita a Stabiae. Rappresentata di spalle e su uno sfondo verde, coi capelli raccolti in un diadema, la Flora è a piedi nudi, abbigliata con un chitone, abito tipicamente greco che le lascia scoperta la spalla. Con estrema delicatezza raccoglie dei fiori da una pianta che le sta accanto ponendoli all’interno di un canestro in vimini, il kalathos.
Ma chi è davvero la Flora? Il suo è un lungo trascorso. Nota già nel mondo greco, fu annoverata come dea della prosperità tra i sabini e i romani, che la celebravano durante la fioritura delle messi in appositi festeggiamenti ai quali era quasi obbligatorio recarsi abbigliati con vesti di vari colori, proprio ad imitare i fiori. Perché raffigurarla a villa Arianna? Alcuni studiosi avrebbero avanzato l’ipotesi di una possibile parentela dei proprietari, ad oggi ancora sconosciuti, coi sabini, particolarmente dediti al suo culto; per altri si tratta semplicemente di un simbolo di buon auspicio ai raccolti. Certo è, che è solo uno dei preziosissimi rinvenimenti di Stabiae, che non ha nulla a che invidiare ai siti di Pompei, Ercolano e Oplontis già riconosciuti tra i patrimoni dell’umanità rispetto alla sempre più subordinata Stabiae. A quando la sua volta?