È la notte dei gladiatori, con gli uomini di Spagna e Germania nell’arena di Cracovia per giocarsi lo scettro di campioni d’Europa. La “Rojita” arriva alla finale forte dei favori del pronostico grazie ad un cammino strepitoso: 4 vittorie in 4 gare tra fase a gironi e semifinale, oltre a vantare il miglior attacco (12 reti) e la miglior difesa (soltanto 2 reti incassate) di tutta la rassegna continentale.
La squadra di Celades rappresenta un’evoluzione 2.0 del tiki-taka sterile, fatto di tanto possesso palla ma senza concretizzare tale dato in conclusioni pericolose verso la porta. Difficile trovare le contromisure per arginare una macchina da guerra impetuosa, che sa scardinare qualsiasi tipo di resistenza disponendo di tante frecce al proprio arco utili a qualsiasi evenienza. 5 delle 12 reti complessive della Spagna son giunte attraverso tiri dalla lunga distanza. Ciò vuol dire che se l’avversario decide di giocare a viso aperto pressando alto i portatori di palla spagnoli, finisce abbattuto da fulminee ripartenze rese efficaci dalla rapidità degli iberici nello spaccare le linee rivali attraverso verticalizzazioni letali. Quando invece dall’altra parte c’è una linea Maginot schierata davanti all’area di rigore, ci pensano gli infallibili stoccatori a trovare traiettorie impossibili da respingere per i comuni mortali.
La Spagna disputa la 7° finale di un Europeo Under 21, che si è aggiudicato in 4 occasioni: una in meno dell’Italia, che curiosamente è stato l’ultimo avversario che la Rojita ha sconfitto in una finale: 4-2 nel 2013 grazie ad una tripletta di Thiago Alcantara ed un guizzo di Isco.
Ricambio generazionale continuo e costante, con l’attuale generazione pronta a raccogliere il testimone di tanti campioni dal passato glorioso e ritagliarsi uno spazio ancora più importante nella nazionale maggiore. Analizzando i nomi della squadra che si sbarazzò agevolmente dell’Italia appena 4 anni fa, spiccano i nomi di calciatori quali De Gea, Montoya, Bartra, Inigo Martinez, Alberto Moreno, Illarramendi, Koke, Thiago Alcantara, Isco, Morata e Tello. Passa il tempo, e la Rojita attuale si propone al grande pubblico con quel pizzico di verticalità in più che non guasta mai. Salgono quindi alla ribalta i Marcos Llorente, Saul, Ceballos, Asensio, Kepa, Sandro e Deulofeu. Quest’ultimo lascia l’Under 21 per sopraggiunti limiti di età entrando nella storia per maggior numero di partite disputate (36) e di reti realizzate (17).
Dall’altra parte c’è la Germania, che dopo aver studiato a lungo il modello spagnolo a seguito dei fallimenti nell’Europeo 2004 (eliminata ai gironi) e del Mondiale 2006 sfumato in csa dopo i tempi supplementari contro l’Italia, decide di mandare i propri tecnici del settore giovanile in giro per l’Europa a studiare diversi metodi di lavoro provando ad esportarli con i dovuti distinguo sul proprio territorio. Il lavoro paga, e pian piano i successi arrivano per il calcio tedesco che a distanza di 25 anni torna ad imporsi nelle categoria inferiori, trionfando con under 17, under 19 ed under 21 asfaltando nel 2009 l’Inghilterra in finale per 4-0.
Kuntz ha dovuto fare di necessità virtu, rinunciando a ben 8 potenziali titolari (Ginter, Henrichs, Sule, Kimmich, Goretzka, Emre Can, Brandt e Werner) impegnati in Russia con la Nazionale maggiore per la Confederation Cup conquista ugualmente la finale grazie alla creatività di Arnold, Meyer e Gnabry che sanno creare pericoli anche dai palloni più innocui. La prima rete di Weiser in questa edizione dell’Europeo è pesantissima: un’inzuccata che sorprende Kepa permettendo alla Germania di bissare il successo in Svezia, e dopo le ultime 3 edizioni che han visto trionfare Spagna (2011, 2013) e Svezia (2015) portano la Mannschaft sul tetto d’Europa
Parte forte la Germania, con un palo di Meyer e la verve di Arnold che prova a sorprendere Kepa con un collo esterno mancino che si perde di un soffio alto sopra la traversa. La squadra di Celades non sta a guardare, e sugli sviluppi di un corner la palla termina tra i piedi di Ceballos: cross teso ed inzuccata di Bellerin che svetta imperioso su Haberer senza inquadrare la porta. Poco dopo Gnabry aggancia uno spiovente di Gerhardt e calcia di sinistro con la sfera che si perde sul fondo. Al 22’ Arnold si incarica della battuta di un calcio piazzato, palla che raggiunge Gnabry sul palo lungo, gran botta e palla respinta da Llorente. La ribattuta è di nuovo preda del neo-acquisto del Bayern Monaco, che calcia debolmente tra le braccia di Kepa. Al 38’ Weiser ruba palla a Johny commettendo fallo, per il direttore di gara è invece tutto regolare, palla pericolosa al centro dove Mere è attento allontanando la minaccia. Passano 60 secondi e la Germania trova la rete del vantaggio. Duello sulla corsia destra tra Toljan e Ceballos vinto dal terzino dell’Hoffenheim, palla con i giri giusti per il terzo tempo di Weiser che brucia Vallejo con la sfera che assume una traiettoria velenosa che va ad insaccarsi sul secondo palo dove Kepa può solo restar fermo a guardare. La Spagna prova subito a replicare con una splendida verticalizzazione per Sandro alle spalle della difesa, ma Pollersbeck legge bene la situazione e spazza in uscita.
Nella ripresa la Spagna alza i ritmi, Gaya sostuisce Johny e sull’asse sinistro la squadra di Celades inizia a pungere creando sempre superiorità numerica grazie alla mobilità di Deulofeu. Il pallone viaggia veloce, i tedeschi faticano a vederlo ed ecco che iniziano a materializzarsi le inquietanti promesse della vigilia con 3 cartellini gialli rimediati nel giro di 5 minuti per entrate scomposte sulle caviglie dei più tecnici interpreti iberici. Al 56’ Gaya allarga per la sovrapposizione di Asensio, cross insidioso che trova l’onnipresente Stark a devirea in corner. Poco dopo Saul controlla con il petto un lancio da 35 metri di Gaya, manda fuori tempo Kempf per poi scaricare un gran sinistro sul quale Pollersbeck vola alla propria destra e respinge la sfera in corner. Al 60’ la Germania dispone di una ghiottissima occasione per chiudere la gara: Mere sbaglia il controllo servendo Meyer, palla in verticale per l’inserimento di Gnabry che tenta di sorprendere Kepa con un delizioso esterno destro. Il pipelet dell’Athletic Bilbao resta in piedi fino all’ultimo, allunga la gamba e spedisce la sfera oltre il fondo. Dal corner seguente, colpo di testa di Kempf e palla fuori. Al 72’ slalom speciale di Dani Ceballos (eletto MVP del torneo) che dribbla tutta la difesa tedesca come birilli e conclude dalla distanza sfiorando il bersaglio grosso. La Spagna prova a far male con il fraseggio, Bellerin vince un contrasto e va via in campo aperto: tentativo di triangolo con Iñaki Williams, ma il passaggio di ritorno con il tacco del ’94 dell’Athletic Bilbao manca di precisione. Prova ancora a far male Saul, ma la violenta conclusione è murata dalla retroguardia tedesca. Vince la compagine di Kuntz, che si aggiudica per la 2° volta il campionato europeo da migliore seconda della fase a gironi.
SPAGNA – GERMANIA 0-1
Reti: 40’ pt Weiser
SPAGNA (4-3-3) Kepa Arrizabalaga; Bellerin, Mere, Vallejo, Johny (6’ st Gaya); Saul, Llorente (38’ st Mayoral), Ceballos; Deulofeu, Sandro (26’ st Iñaki Williams), Asensio.
All: Celades
GERMANIA (4-1-4-1) Pollersbeck; Toljan, Stark, Kempf, Gerhardt; Haberer (37’ st Kohr); Weiser, Meyer, Arnold, Gnabry (36’ st Amiri); Philipp (42’ st Oztunali).
All: Kuntz
Note: Ammoniti: Saul (S), Arnold (G), Haberer (G), Stark (G), Llorente (S), Meyer (G), Vallejo (SO. Corner: 12-4. Recupero: 0’pt, 4’ st.