Il Decreto Trump inizia a produrre i suoi effetti, a pagarne le conseguenze c’è anche Alessandra che si era concessa una piccola vacanza in America che si è trasformata in un calvario. Trattenuta come una criminale, indagini su di lei: le è stato anche chiesto di sbloccare il cellulare. Con beffa finale: deve pagare 2800 dollari per il tempo speso dalla polizia aeroportuale
È stato il decreto sugli immigrati islamici imposto da Trump a far terminare in modo inaspettato la vacanza di un’italiana trentaquattrenne. Un periodo di ferie in Centro America è finito con le manette ai polsi, mentre le autorità aeroportuali americane scavavano per più di cinque ore nel suo passato. E’ la storia di Alessandra, trattata come una criminale, che di mattina presto arriva all’aeroporto di Guanacaste-Liberia per il check-in. Le comunicano che c’è un problema e le possono dare la carta d’imbarco solamente fino ad Atlanta. Una volta arrivata dovrà ripresentarsi per il check-in per Londra. Arrivata ad Atlanta inizia il calvario. La ragazza era in coda per il controllo passaporti. Quando è arrivato il suo turno l’agente inizia a sfogliare il documento e nota vari visti di paesi arabi, soffermandosi sul “timbro” libico. Scompare per qualche minuto e si ripresenta con due colleghi che mettono le manette ai polsi di Alessandra senza fornire spiegazioni. Inoltre vengono messi sotto sequestro tutti gli effetti personali. Viene interrogata da alcune persone che le chiedono veramente di tutto. Lei di professione lavora presso una società veneta che opera molto all’ estero, specialmente nei paesi arabi e, sempre per lavoro, aveva vissuto più di un anno in Libia. Le hanno annullato il permesso ESTA (Electronic System for Travel Authorization), una sorta di visto, per poter soggiornare in America. Le danno il tempo di comprare un nuovo biglietto per ritornare in Italia ma non è finita lì: le autorità americane chiedono 2850 dollari per avere fatto perdere tempo alla polizia di frontiera.