Già intravedo ragazzi al tavolo di un bar con la faccia concentrata al cellulare, muti, immobili, soltanto con le dita che premono sul display. Prevedo genitori che di domenica pomeriggio invece di portare i bambini al parco o a fare qualche gita in campagna, sono seduti sul divano come zombie, con gli occhi stanchi e i pollici in movimento. Prevedo bimbi ipnotizzati sul pavimento che denigrano le costruzioni e le bambole e fissano costantemente lo schermo di un tablet. No, non è un episodio di Black Mirror, è ciò che avverrà all’uscita di Super Mario Run. Questo gioco, disponibile il 15 Dicembre per iOS e dopo Natale per Android, è stato il sogno di intere generazioni ed è la testimonianza di come il “vecchio” vada sempre più di moda. Tuttavia il pericolo più grande per queste grandi uscite è che sono come fuochi d’artificio: toccano il massimo splendore all’inizio e poi ritornano ad essere cenere. Un esempio lampante? Pokémon Go! Ha stravolto intere città, uomini, donne, bambini e anziani che correvano da una parte all’altra per cercare pokemon e sfidarsi: insomma una genialata e al tempo stesso un abominio. Era diventato un motivo per uscire fuori casa, per camminare con gli occhi incollati allo smartphone, per guidare con le dita sull’Ash di turno. Un gioco come droga: pericoloso quanto ossessionante. Eppure di questo “boom” è rimasto ben poco: un app in fondo allo schermo che ci dimentichiamo di eliminare per pigrizia e stress. Allora cosa cerchiamo veramente in questi giochi virtuali? Spensieratezza, fuga dalla realtà, pausa? Ma dopo un po’ tutto ciò sfocia nel banale. I “reali, vecchi” giochi da tavolo, il gameboy, la settimana enigmistica, i lego, i puzzle, i libri, i vinili, le trottole e un super santos possono davvero portarti in un altro mondo: quello della felicità.
*NOTA: Spazio autogestito dall’ autore del racconto.